Una “fiesta” inaspettata
La “maledizione dei quarti” che pesava sulla squadra iberica è caduta, tra gioia e incredulità degli spagnoli.
Gioco da calcio balilla – o calcetto, o biliardino che dir si voglia –, passi quasi di danza, la testa di un ariete catalano (Puyol) per abbattere la porta della fortezza teutonica… Ecco alcuni degli ingredienti che hanno condito la scatenata gioia degli spagnoli la notte del 7 luglio (giorno di San Fermín, mitica festa a Pamplona in cui i tori corrono per strada). Ben più della metà di quelli che hanno lasciato un commento in uno dei forum istituiti ad hoc non si aspettava la vittoria, ma la desiderava. E non perché diffidasse del gioco di questa squadra, che ormai ha dimostrato di avere qualità, ma per un timore quasi metafisico al peso della tradizione: alla finale arrivano solo certe squadre, mentre le altre fanno da contorno. Infatti la Spagna, pur trovandosi al 7º posto nel ranking storico dei mondiali di calcio, non era mai arrivata ad una semifinale. Pesa sulla coscienza collettiva la “maledizione dei quarti”. Forse qui si nasconde l’ingrediente decisivo, il “pizzico di sale” che dà più sapore alla vittoria: questi giocatori si sono sbarazzati delle superstizioni ed hanno giocato… bene, molto bene. Anche gli altri, gli olandesi. Sarà una finale inedita.