Una favola nella favola

Cosa accomuna Cenerentola, Pinocchio, re Mida e la cicala? Scopritelo ne“La nuova fattoria degli animali” di Mario Sepi e Annamaria Darmanin per Città Nuova, in anteprima per il secondo ed ultimo appuntamento del libro
La nuova fattoria degli animali

Al Rats noble college de La nuova fattoria degli animali si reinterpretano sotto una nuova lente del capitalismo, appena inaugurato, anche le favole . C’è una Cenerentela che rivende la sua scarpetta su E-Bay e nella favola di Esopo della formica e della cicala:«La morale è che non bisogna mai arrestare il debito perché si danneggia se stessi e gli altri». Una favola nella favola che entra nei meccanismi socio-economici e culturali, raccontata per la seconda  ed ultima puntata con La nuova fattoria degli animali di prossima pubblicazione per Città Nuova.

 

«La folla di animali si disperse nel cortile, alcuni diretti a riprendere le attività interrotte per la cerimonia, altri diretti verso le fattorie vicine. Un gruppo di anatroccoli, pulcini, piccioncini e altri cuccioli si accodò a un’insegnante per raggiungere il “Rats Noble College”situato nel vecchio pollaio ormai ristrutturato e pieno di confort. Nell’ex fattoria del signor Rhodes ormai non esisteva scuola pubblica, tutta l’istruzione era basata su istituti privati, e il “college” di cui stiamo parlando era uno dei più cari, riservato ai cuccioli degli animali più ricchi.

 

«L’insegnante era una giovane pollastra che inalberava una magnifica cresta rossa, una sciarpa di cachemire verde, mentre il pennaggio rivelava un colore grigio artificiale molto alla moda.

Chiese timido il piccioncino: «Ma allora cosa fece la cicala prima di morire?». Era la versione della famosa favola di Esopo nella nuova temperie culturale che si era instaurata nella fattoria.

«La cicala – rispose la maestra – fece un prestito bancario che riversò in un Hedge Fund molto speculativo, in modo che la sua larva, alla ripresa l’estate seguente, o si sarebbe ritrovata ricca o, se le speculazioni avessero dato esito negativo, avrebbe fatto un nuovo prestito».

 

«E la morale qual è?», chiese un piccioncino.

«La morale è che non bisogna mai arrestare il debito perché si danneggia se stessi e gli altri», rispose la maestra. Non si stupiscano i nostri lettori per questa interpretazione un po’ eccentrica rispetto alla morale comune; essa, infatti, non si limitava alle favole di Esopo, ma si estendeva a tutti i miti della civiltà degli umani.

 

«Il re Mida, per esempio, era indicato come un esempio positivo e amato nella nuova dottrina economica, come un precursore delle imprese dei grandi finanzieri. Il suo mito di creatore di oro era un ideale che permeava i sentimenti e gli ideali di ogni animale.

 

Nella classe vicina era in corso la lettura di un altro libro famoso tra gli umani: Pinocchio di Collodi. In questo caso ai cuccioli veniva proposta una versione che si incentrava sull’utilizzo dei tre denari che il burattino riceveva da Mangiafuoco. I protagonisti positivi erano indicati nel Gatto e la Volpe. Essi convincevano, infatti, Pinocchio a seppellire il danaro per farlo crescere. Durante la notte scavavano il terreno, trovavano il danaro e lo investivano in una banca australiana ancora aperta a quell’ora; ottenevano in cambio un prestito e lo investivano in una scommessa su un campione di sumo giapponese. Vincevano, riaprivano la buca in cui il burattino aveva nascosto il denaro, aggiungendo una parte della vincita. Il mattino dopo tutti erano contenti: Pinocchio che ritornò da Geppetto mostrando il suo guadagno, il Gatto e la Volpe che continuavano a speculare sui mercati finanziari mondiali e il mondo che così facendo disponeva di nuova liquidità.

 

Nella favola, ancora, Pinocchio con i denari così guadagnati organizza insieme a Lucignolo il Paese dei Balocchi, una specie di Disneyland contadina. Alla fine i due compari vendono gli asini in cui si sono trasformati i loro amici. Ovviamente in questa nuova versione la favola ha tutt’altra conclusione rispetto all’originale. Pinocchio e Geppetto per esempio entrano nel mondo degli Yuppies, si trasferiscono a Londra e comprano una flotta di navi per la caccia alle balene. Una bella rivincita rispetto alla narrazione di Collodi.

Anche la favola di Cenerentola era stata reinterpretata alla luce della nuova realtà. Così la carrozza magica arrivava all’entrata del palazzo reale veniva venduta per una cifra molto elevata ai cocchieri degli altri invitati in attesa, anche se, dopo poche ore, si trasformava in zucca. La truffa, d’altra parte, non era percepita come un reato, era considerata al contrario una prova d’intelligenza e appariva nei curricula dei giovani.

 

D’altra parte, Cenerentola con la scarpetta che le era rimasta ai piedi organizzava un’asta su e-bay che, opportunamente pubblicizzata, vedeva una grande partecipazione, tanto da costituire la dote (in titoli finanziari) per il suo matrimonio.

Ovviamente nelle favole non apparivano mai le vittime di queste azioni. Le formiche abbattute dalla fatica, gli asini al lavoro nei campi, le balene e i poveri cocchieri che avevano comprato una carrozza scintillante e che si ritrovavano una zucca.

La riconversione culturale non si arrestava alle solite favole, anche se il loro impatto pedagogico e ideologico sui giovani animali era senza dubbio molto efficace».

 

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