Una dura conquista
Maidan Nezalezhnosti, la piazza dell’Indipendenza, a Kiev, è diventata uno dei posti più mediatizzati dell’Europa fine 2004. Le immagini ed i racconti di quelli che hanno partecipato alla rivoluzione arancione sottolineano l’ambiente di festa e di solidarietà. È stata un’azione pacifica e non abbiamo sorpassato i limiti, spiega Mikhail Spektor, rappresentante ufficiale di Viktor Yuschenko a Mosca, ponendo l’accento sul fatto che era stato in piazza varie volte con la moglie e la figlia, che volevano partecipare anche loro al clima che regnava nelle strade della capitale ucraina. Era stata allestita un’enorme tendopoli, venivano distribuiti pasti caldi e indumenti per sopportare le notti gelide, e non mancavano spettacoli per mantenere vivo l’entusiasmo della folla.Tutto questo rivela che era stata predisposta un’organizzazione efficiente e fa pensare che lo scenario della piazza dell’Indipendenza era stato previsto in anticipo. Ma Mikhail Spektor ribadisce che era la popolazione di Kiev a sostenere spontaneamente la dimostrazione, a portare cibo in grande quantità ai manifestanti, che in certi momenti sorpassavano il mezzo milione. Il fatto è che, la persistenza dei sostenitori di Yuschenko ha fatto indietreggiare le autorità che, da parte loro, hanno avuto il buon senso di non ricorrere ad interventi della polizia o delle forze armate per riportare l’ordine in piazza, o per sbloccare l’accesso agli edifici amministrativi sotto assedio. Il presidente Leonid Kuchma aveva già altre volte dovuto affrontare azioni di piazza che reclamavano le sue dimissioni, e sempre se ne era tirato fuori senza dover cedere. Ma questa volta il tempo non ha giocato a suo favore, ed è stato costretto ad accettare un compromesso che, tutto sommato, gli permette di uscire di scena con dignità. Il sistema politico in Ucraina ora si avvicinerà di più ad un sistema parlamentare di tipo europeo, e quindi il nuovo presidente eletto dovrà cedere parte delle sue attuali competenze alla Rada Suprema (parlamento ucraino) ed al primo ministro, nominato dalla maggioranza del parlamento. Di rivoluzioni fatte dal popolo in piazza ne abbiamo viste diverse negli ultimi anni in Europa. Ma al contrario della rivoluzione delle rose dell’autunno del 2003 in Georgia, l’opposizione ucraina ha evitato di prevaricare, cercando di mantenersi nella legalità, senza spingersi fino al colpo di stato. Con il paese diviso praticamente a metà, le conseguenze avrebbero potuto essere davvero tragiche. L’eredità sovietica Sono pochi i paesi dell’ex-Urss che hanno forme consolidate di democrazia. Secondo Dmitri Furman, ricercatore del Istituto d’Europa dell’Accademia delle Scienze della Russia, un criterio fondamentale è rappresentato dalla rotazione del potere per via elettorale normale. Furman è del parere che, se per due volte si alternano al potere forze politiche diverse, come risultato di regolari elezioni, il sistema democratico si può considerare consolidato. Da questo punto di vista, gli unici paesi dell’area sovietica che hanno intrapreso la via della piena democrazia sono i tre stati del Baltico: Lituania, Lettonia ed Estonia. La Moldavia è probabilmente vicina ad entrare in questo club, ma in tutti gli altri o il gruppo al potere è lo stesso che governava al momento della fine dell’Unione Sovietica, o è cambiato, ma ha preso il potere con la forza. Comunque non attraverso libere elezioni. In taluni casi è avvenuta sì una rotazione di potere, ma i nuovi vincitori hanno preso misure per impedire l’alternanza. Questo sarebbe stato il caso, secondo Furman, dell’Ucraina e della Bielorussia. Nel primo caso, Kuchma ha battuto Leonid Kravchuk rispettando le regole, ma nelle elezioni seguenti è riuscito a tenere lontano i possibili oppositori. Nel caso della Bielorussia, Aleksandr Lukashenko è salito al potere per via elettorale, ma adesso non sembra disposto a cederlo in alcun modo. Per questo appare di grande importanza per la democrazia, nello spazio dell’ex-Urss, che nelle elezioni presidenziali ucraine sia resa possibile una rotazione di potere. L’Ucraina è infatti, dopo la Russia, il paese più popolato dell’ex Unione Sovietica, ed il suo esempio può avere dei riflessi positivi sulle nazioni sorelle. L’influenza russa Mai, come questa volta, la Russia aveva cercato di influenzare un processo elettorale in uno stato vicino in modo così evidente. Nell’appoggio a Viktor Yanukovich sono intervenuti politologi, deputati, imprenditori, e Vladimir Putin di persona. L’impegno del Cremlino nelle elezioni ucraine è stato criticato anche all’interno della stessa Russia sia dalle forze democratiche, che preferivano la vittoria di Yuschenko, sia da politici che non ritenevano una buona strategia impegnarsi con una delle parti e correre il rischio, in futuro, di dovere trattare con l’altra. Certamente Putin vuole la creazione del cosiddetto spazio economico unico, che dovrebbe includere, oltre alla Russia e all’Ucraina, anche la Bielorussia ed il Kazakistan. Ma Yuschenko non si è dichiarato favorevole a quest’iniziativa. In gioco ci sono certamente motivi economici, dato che è in fase crescente l’interesse degli imprenditori russi verso l’Ucraina. Ma proprio da questo punto di vista alcuni ritengono che Yuschenko sia più prevedibile e più pragmatico di Yanukovich il quale, durante il suo governo, ha già dato prove di non voler fare concessioni agli industriali del paese vicino. Lo scopo del presidente russo aveva dunque probabilmente un carattere più geostrategico che economico. La politica di Putin, infatti, è di integrare lo spazio della comunità degli stati indipendenti, spiega Pavel Felgenhauer, specialista in que- stioni militari e geostrategia; e proprio per quello si è trovato davanti ad un’alzata di scudi da parte dell’Ue e degli Usa. Qualsiasi tentativo di Putin di integrare lo spazio post-sovietico andrà incontro ad una forte resistenza dell’Occidente e, al contrario del caso Iraq, in un fronte unito , considera Felgenhauer. Ricomporre l’unità del paese Le battaglie elettorali in Ucraina hanno lasciato aperte alcune ferite che richiederanno tempo e lavoro per sanarle. La rivoluzione arancione ha lasciato da parte le province russofile dell’Ucraina orientale e del sud. Ma le differenze tra le provincie dell’est e quelle dell’ovest non sono soltanto di carattere politico e linguistico. Oltre al fatto che la metà azzurra della cartina dell’Ucraina parla russo, anche la sua struttura economica, basata sull’industria pesante, la rende più legata alla Russia. Le province orientali si sentono donatrici, perché contribuiscono a ripianare il deficit economico della parte occidentale. Donetsk, la provincia di provenienza di Yanukovich, è la prima in materia d’esportazioni ed importazioni, con circa di 25 per cento del totale del paese. Segue Dnepropetrovsk col 16 per cento, mentre Kiev viene solo al terzo posto col 13 per cento. Sarà una struttura economica, questa dell’Ucraina, ancora lontana dai modelli delle economie sviluppate, ma le esportazione ucraine sono per il 30 per cento legate all’industria metallurgica, che vive un momento di ripresa, dovuto ai prezzi alti dei metalli. L’energia ha però un peso decisivo nella competitività di questo settore. Il carbone c’è in abbondanza nella regione, ma il gas naturale arriva dalla Russia, a prezzi speciali. Tutto questo insieme di cose fa sì che la gente dell’Ucraina orientale si senta più sicura con legami più saldi con la Russia, mentre ad occidente sono chiaramente attratti dall’Europa. Il lavoro di Yuschenko non sarà facile. CHI È VIKTOR YUSCHENKO Il tentativo di avvelenamento con la biossina, subìto da Viktor Yuschenko, attentato al quale è miracolosamente scampato grazie alle cure tempestive cui si è sottoposto in occidente, gli ha devastato il volto, ma proprio quel volto distrutto ha svelato i retroscena di una lotta senza quartiere ingaggiata dai poteri forti del paese, poteri politici certamente, ma soprattutto economici, e si è trasformato nel più convincente manifesto elettorale. La maggioranza del popolo ucraino ha dunque voluto voltar pagina scegliendo questo personaggio nuovo che ha avuto il coraggio di sfidare il passato per fare imboccare al paese una direzione totalmente diversa, cavalcando un’onda di rinnovamento che ha sorpreso tutti, forse lui stesso non meno degli analisti di mezzo mondo. La carriera di Yuschenko inizia come contabile di villaggio, ufficio che gli consente di entrare dal basso nella Banca di stato sovietica. Qui farà strada, fino ad essere nominato, nel ’93, al vertice della Banca nazionale dell’Ucraina. Al suo nome sono legate le principali riforme monetarie della nuova Ucraina da poco indipendente e l’introduzione della moneta nazionale. Nel ’99 diventa primo ministro del presidente Leonid Kuchma. Combatte la corruzione e si guadagna una grossa popolarità, mentre tramonta la stella di Kuchma che lo licenzia per puntare sui clan industriali e su Mosca. Prese in mano le redini dell’opposizione, Yuschenko affronta le presidenziali, liberato da ogni compromesso col vecchio regime che riesce finalmente a battere al terzo assalto elettorale. Una vittoria, dunque, ancor più importante perché tenacemente contrastata con ogni mezzo.