Una crociata contro il turismo

Diversi gruppi politici di sinistra o indipendentisti protestano nella costa mediterranea spagnola contro l'eccessiva, insolente, fastidiosa presenza di turisti stranieri. In un anno gli incassi sono aumentati del 14,8% che rappresentano il 4,1% del Pil. Tra le cause delle proteste un progressivo deterioramento della vita quotidiana. Il paradosso è che tutto ciò accade nell'anno dedicato dall'Onu al contributo del turismo per lo sviluppo sostenibile

Ormai si parla di «crociata contro il turismo» per qualificare il fenomeno di «turismo fobia», i cui protagonisti sono soprattutto certi gruppi con un chiaro orientamento politico di sinistra e antisistema, in diversi punti della costa mediterranea spagnola. Il rifiuto al turismo di massa non è nuovo e non accade solo da queste parti, ma ora sta acquistando una sfumatura politica che prima non aveva o forse si nascondeva schiettamente.

Il turismo in Spagna, Paese con 46,5 milioni di abitanti, ha raggiunto la cifra record di 36,3 milioni di stranieri nei primi sei mesi dell’anno. Inoltre, i dati dell’Istituto nazionale di statistica (Ine) riguardanti questo periodo dicono che la spesa turistica (dati nazionali e stranieri insieme) ha raggiunto la cifra anche record di 37,2 milioni di euro, un 14,8% in più dello stesso periodo dell’anno scorso. Cioè, secondo le previsioni di Exceltur, l’associazione delle più importati ditte del settore, nel 2017, il turismo potrebbe rappresentare il 4,1 per cento del Pil. Britannici, tedeschi, francesi e italiani sono in quest’ordine gli stranieri più numerosi, e spendono tra 140 e 90 euro al giorno.

Spain Tourism Protest

Perché provocano tanto dispiacere i gruppi anti turismo? I graffiti «tourist go home» sono apparsi qua e là in diverse città europee da qualche tempo, rivelando un malessere non facile da capire, finché le stesse «vittime» di certi comportamenti hanno messo nei social network i video e la loro protesta contro un atteggiamento dei turisti per niente rispettoso, perfino vandalico e osceno. In uno di questi video, filmato col cellulare da una signora dal balcone di casa sua a Ibiza, mostra un gruppo di bambini che gioca in piscina mentre accanto i turisti ubriachi si divertono. In fatti il «turismo dell’ ubriachezza» è uno tra gli altri comportamenti contro i quali si alza la crociata anti turistica. Questo tipo di turismo, tra l’altro, ha generato il contesto in cui si è sviluppato il cosiddetto «balconing», cioè, buttarsi in piscina dal terzo o quarto piano, che ogni anno lascia qualche morto.

Hanno ragione, certo, i cittadini locali che vedono un progressivo deterioramento nella loro vita quotidiana, invasi da «marmocchi senza cervello», ma a ciò non si risponde con la politicizzazione delle proteste che, appunto, hanno come protagonisti i gruppi vicini ai partiti di sinistra e in certi casi indipendentisti (in Catalogna e nei Paesi Baschi), con significativi atti contro i turisti, al punto che se ne trova eco nella stampa internazionale. Il britannico The Independent mette Barcellona tra le otto destinazioni nel mondo che «più odia i turisti». E il tedesco Die Welt qualifica come «attacco terrorista» la manovra contro un autobus di turisti.

Il paradosso di queste vicende è che accadono proprio nell’ «Anno internazionale del turismo sostenibile per lo sviluppo», indetto dall’Onu. Senz’altro vengono a ricordarci che l’interesse economico non è la prima variabile da considerare, in questo come in altri settori. L’obiettivo di «sensibilizzare i responsabili nella presa delle decisioni e il pubblico in generale sul contributo del turismo sostenibile allo sviluppo, mobilitando tutti i gruppi interessati per lavorare insieme nel fare del turismo un catalizzatore di cambiamento positivo» è più che mai necessario.

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