Una coppia in cerca dello spazio vitale

La meraviglia dell'amore umano nella vita quotidiana, come potrebbe essere: è Qui, opera di Michael Frayn, riletta da Andrea Trovato, al teatro Arcobaleno di Roma, fino al 13 ottobre
Spettacolo teatrale Qui regia di Andrea Trovato.jpg

Forse non è fra i migliori lavori di Michael Frayn. Forse l’autore aveva la consapevolezza che non sarebbe stato un capolavoro (al punto da rimetterci mano). Forse, per l’humour più mediterraneo che anglosassone, non è stato capito abbastanza dalla critica e dal pubblico inglese i quali, al suo esordio, lo hanno accolto tiepidamente. Di sicuro non è stato baciato dal successo (come il celebre Rumori fuori scena). E quindi poco rappresentato. Anche in Italia. C’è voluta la passione del giovane regista a attore Andrea Trovato per il drammaturgo inglese, per farci scoprire e amare questo testo quasi sconosciuto, dal titolo lapidario Qui. Un merito a cui si aggiunge anche l’aver operato una traduzione della seconda parte finora trascurata. Insomma, Fryan sembra essere, fra i drammaturghi e scrittori del Regno Unito, quello preferito da Trovato, considerando che questa è la sua seconda prova, avendo egli all’attivo un’altra brillante commedia recentemente messa in scena: Allarmi e doppioni.

La struttura di Qui è molto semplice, trattando di una giovane coppia, Kath e Phil, che, in cerca di una casa dove vivere, si ritrovano per caso a visitare un monolocale in affitto e, dopo varie indecisioni e diatribe, decidono di prenderlo. Una volta trasferitesi iniziano una serie di alterchi sul posizionamento del materasso, del tavolo, delle sedie, persino di un orsacchiotto lasciato lì dagli inquilini precedenti. Trovato il giusto e precario equilibrio, dopo aver organizzato le traiettorie delle loro esistenze nel piccolo appartamento, col trascorrere del tempo – e siamo nella seconda parte – assistiamo al trasformarsi del loro menàge non trovandosi mai d’accordo su nulla. Il loro rapporto, implicitamente amorevole, viene messo a dura prova dalle limitazioni di quello spazio, dai piccoli e futili battibecchi che si generano, da banali malintesi e incomprensioni, da domande poste male e, di conseguenza, risposte di ripicca. Con successive complicazioni nell’interpretazione dei rispettivi pensieri, musi lunghi e spalle girate all’altro. A ingarbugliare ulteriormente la matassa si aggiunge l’intervento periodico della padrona di casa – vedova di un marito paralizzato e con due figli ormai grandi -, che fraintende continuamente il loro rapporto. S’intrufola nelle loro baruffe e arriva sempre nel momento sbagliato mettendoli in guardia dai pericoli coniugali, ai quali lei, racconta, è scampata, riuscendo così, finalmente, a vivere esclusivamente per sè stessa. Alla fine Phil e Kath, nel frattempo in attesa di un bambino, decidono di lasciare l'appartamento, convinti che, forse, questa scelta li aiuterà a ristabilire una nuova vita.

Frayn, nel ridicolizzare azioni, pensieri e luoghi comuni del linguaggio di coppia, con semplicità e leggerezza, ma con acutezza, e, naturalmente, divertendo com’è suo stile, entra nel meccanismo della coppia, indagando nel risentimento e nell’equivoco, per farci riflettere sul fragile equilibrio della relazione il cui vero male è la mancanza di comunicazione, l’incapacità di compiere uno sforzo per capire ciascuno l'altro. Frayn pone domande semplici: come si fa a prendere una decisione quando ci sono tante possibilità di scelta? Come fanno due persone molto diverse, con personalità differenti e gusti opposti, a raggiungere un accordo che soddisfi entrambi? 

Qui il gioco teatrale, a tratti esilarante – con alcuni passaggi finali che ricordano certe sospensioni del teatro di Harold Pinter -, funziona perfettamente grazie agli interpreti – lo stesso Trovato, Alessia Sorbello, e Anna Cianca -, bravissimi nei battibecchi e nei silenzi, nei dialoghi serrati, nel ritmo delle entrate e delle uscite – dalla porta centrale, dalle due pareti, e da uno sgabuzzino -, nei tempi di posizionamento degli oggetti, e, soprattutto, nella credibilità dei personaggi ai quali conferiscono freschezza e brio. E una verità. Come verso il finale quando, a dispetto di tutti i litigi,  lui dichiara a lei "che è la creatura più bella che abbia mai camminato su questa terra”, e che il giorno in cui l’ha incontrata è stato il giorno più fortunato della sua vita. È la meraviglia dell'amore umano nella vita quotidiana, come potrebbe essere.

 

Al teatro Arcobaleno di Roma, fino al 13 ottobre.

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons