Una Consulta per rom e sinti
Il nuovo organismo rappresenterà le comunità regolari ed irregolari dei campi nomadi milanesi
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Ora è ufficiale: a Milano è nata la “Consulta rom”. Ed è stata presenta a Palazzo Marino che ha ufficializzato questa forma di rappresentanza che da ora in avanti avranno le comunità rom e sinti dei campi nomadi regolari e irregolari di Milano.
Promotrice dell’iniziativa Dijana Pavlovic, attrice serba di etnia rom, a Milano dal ’99, vicepresidente della Federazione “Rom e sinti insieme” che spiega il perché di questa iniziativa: è un «segnale straordinario» e deriva dalla «certezza che con la nuova amministrazione si è conclusa una politica che non aveva sortito nessun risultato se non costi sociali altissimi e un grande dispendio di denaro pubblico».
A metà giugno una delegazione dei 12 membri della Consulta ha già incontrato il sindaco Giuliano Pisapia e l’assessore alla sicurezza Marco Granelli, mentre è prevista prossimamente una riunione con l’assessore alle politiche sociali Pierfrancesco Majorino. I nomadi milanesi, secondo il nuovo organismo di rappresentanza che cita un «censimento del prefetto», sono circa duemila, di cui 800 irregolari.
Costituiscono cioè «una popolazione numericamente irrilevante» e «pacifica». «Queste disponibilità – spiegano alla Consulta – aprono la strada alla soluzione dei problemi che in questi ultimi anni non si sono voluti affrontare, preferendo fomentare la caccia allo "zingaro" per raccogliere i voti della paura nei confronti di una popolazione pacifica e numericamente irrilevante, facendo crescere pregiudizi, discriminazione e sentimenti razzisti».
Dalla Consulta sono tre le richieste rivolte alla nuova amministrazione comunale: stop a sgomberi «senza soluzioni e senza assistenza», ridiscussione del piano Maroni e dell’uso dei fondi stanziati dall’Unione europea e «la valorizzazione delle risorse umane rom e sinte». Infine la Consulta, richiede la necessità di evitare spostamenti di intere famiglie da un posto all’altro, in condizioni di sempre maggiore degrado.
Riguardo al piano Maroni, la richiesta è di rivedere l’utilizzo dei 13 milioni di euro – parte del Fondo sociale europeo per politiche di tutela e inclusione delle comunità rom – che sono da finalizzare a reali politiche di convivenza, in armonia con le direttive comunitarie. E come obiettivo quello di coinvolgere rom e sinti nella gestione organizzativa ed economica delle realtà presenti sul territorio comunale e nell’attività di scambio sociale e culturale con le istituzioni e la cittadinanza.