Una Chiesa che sa farsi carico
Un popolo fatto di «credenti spiritualmente forti», capaci di costruire singolarmente e insieme la comunità in cui vivono. Il messaggio di mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei, al convegno dei presidenti e assistenti diocesani di Azione cattolica.
Ciascuno si impegni personalmente, ma con e per tutti: può essere questo il riassunto dello spirito con cui il cristiano è chiamato a operare, in ambito ecclesiale, sociale e politico. Lo ha sottolineato mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei, al convegno dei presidenti e assistenti diocesani di Azione cattolica sul tema “Legami da rinnovare. AC, parrocchia e territorio”, dal 4 al 6 settembre a Roma.
Una tale visione trova sua completa espressione nel concetto di “farsi carico”, che il presule ha proposto come slogan per il nostro tempo. Farsi carico significa innanzitutto sentire una responsabilità non solo verso sé stessi, ma verso la comunità intera: e questo sia in ambito cristiano – «portare il peso e la grazia delle fede di tutti, tenendo insieme tutti» – che nel contesto più ampio in cui viviamo. Responsabilità che si traduce per ciascuno nell’«edificare la comunità come se tutto in essa dipendesse da lui, nella coscienza che essa è il primo bene necessario». Il cristiano non è chiamato soltanto ad educare alla fede, ma anche a spendersi per «l’educazione all’umano e al senso dell’umano, che sembra oggi variamente minacciato nei vari ambiti dell’etica e della bioetica, dell’economia, della giustizia sociale, dei rapporti tra le persone e con l’ambiente».
Un compito personale che non deve però diventare mania di protagonismo: «La Chiesa non è il luogo appropriato per protagonisti ed eroi solitari», ha ricordato Crociata. Solo così si può costruire quella “Chiesa di popolo”, che sia capace di «farsi carico inseparabilmente della propria vita e della comunità umana in cui è inserita, condividendone angosce e speranze, interpretandole ed orientandole verso una assunzione risoluta e feconda».