Una Cenerentola surreale

Al teatro dell'Opera di Roma un omaggio al dramma giocoso di Rossini, che mescola aggressività, violenza e comicità
Cenerentola_J Francisco Gatell(Don Ramiro)Serena Malfi(Angelina)Yasuko Kageyama-Opera Roma 15-16_8189

A Roma, al Teatro dell’Opera, sono ancora in corso – sino al 19 febbraio – le rappresentazioni del “dramma giocoso” di Rossini, direttore Alejo Pérez, regista Emma Dante. L’attenzione dei più era rivolta a come la regista palermitana avrebbe interpretato il lavoro rossiniano, un capolavoro comico dalle striature patetiche, non privo di momenti caricaturali e grotteschi, nel clima favolistico voluto dal compositore.

 

La Dante ha rivisitato secondo il suo pensiero ed il suo gusto l’opera, accentuandone il ritmo di per sé vivace con invenzioni simpatiche, dalle bambole meccaniche ai valletti-burattini e con momenti gustosi: fra gli altri, la cavatina di don Magnifico “cantiniere” esilarante, con richiami ad una certa mimica meridionale o i balletti durante gli interventi orchestrali dei violini a note ribattute, oppure l’accentuazione comica del personaggio di Dandini. Ne ha guadagnato il lato surreale dell’opera.

 

Quello che lascia perplessi è invece l’eccesso di movimento sul palcoscenico – che può mettere a dura prova i cantanti –  e poi l’accentuazione molto forte sul lato tragico – il temporale anzichè un acquazzone diventa una violenza su Cenerentola – per cui il finale della “bontà in trionfo” come recitano libretto e musica appare debole. Viene da pensare che il tema della speranza nella favola ottimistica sia “diminuito” a discapito di un interesse sul versante drammatico che forse ha sminuito la leggerezza tipica della musica rossiniana, facendo una certa violenza all’insieme. La lirica infatti non è il teatro di prosa…

 

Sul versante musicale sono da apprezzare l’ottima compagnia di canto – primo cast (Juan Francisco Gatell, bella voce, Giorgio Caoduro, Alessandro Corbelli e la brava Serena Malfi) – il coro ben preparato e l’orchestra, in particolare le prime parti dei legni e degli ottoni, la cui chiarezza era ben distinguibile (anche perchè in partitura mancano i timpani). La direzione di un dinamico Pérez ha evidenziato da una parte una bella sensibilità al dialogo fra le varie famigli dell’orchestra in un tessuto paramozartiano, dall’altra talora tempi troppo rapidi nelle già veloci “strette” e di sonorità che a volte “coprivano” le voci. Segno che c’è un Rossini da approfondire, perché il Pesarese è assai più difficile di Mozart.

 

Nel complesso, anche con le scene luminose di Carmine Maringola e i costumi fantasiosi di Vanessa Sannino, l’opera risulta soprattutto uno spettacolo dai vari timbri, tra l’aggressivo il surreale e il deliziosamente comico. Un omaggio contemporaneo ai 199 anni di Cenerentola.

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