Una Cenerentola geniale
Che la fiaba antica, film celebrato della Disney, potesse essere rivista dalla accoppiata Rossini-Verdone non ce lo saremmo mai aspettato. E invece funziona, eccome. La favola, trascritta per il Pesarese da Jacopo Ferretti e trionfante a Roma nel 1817, è una miscela agrodolce che va benissimo per la vena comica del regista romano. Diffusa ieri in 200 sale italiane è stata un puro divertimento per gli occhi e per le orecchie (perchè la direzione di Gianluigi Gelmetti, rossiniano doc, era brillante e i l cast importante). Mescolando favola ad effetti speciali, trasformando Alindoro, precettore del principe in un mago buono, facendo sì che la verve degli interpreti alternasse i l buffo al drammatico – l’umorismo di Rossini qui è talora acre -, lo spettacolo ha reso la reggia della Palazzina di caccia di Stupinigi e i saloni del Palazzo reale torinese (splendidamente fotografati) luoghi luminosissimi e spiritosi di una invenzione che ha del magico e del surreale.
Sulla musica rossiniana, capolavoro assoluto, c’è solo da dire che basta ascoltarla per divertirsi, volare, ridere e perché no, piangere. Perché la povera Cenerentola così oltraggiata, poi alla fine perdona “perché la bontà trionfi”.
Rossini celebra così, con Verdone, il suo natale, ossia un inno all’amore dopo il disprezzo.
Non so quanto Verdone sappia di opera, certo che la regia è misurata, sorniona e la favola fa ridere e piangere com’è di tutte le favole che finiscono, come questa, in “vissero felici e contenti”.
Buon Natale!