Una casa per le imprese
Cominciamo per una volta dalla fine. Si sa, gli ultimi minuti dei convegni di studio sono i più travagliati: i partecipanti sbirciando l’orologio, i tecnici con i guanti infilati, sono pronti a smontare gli impianti, gli ultimi oratori cercano di sintetizzare i loro interventi. Invece in questo 10 febbraio non succede nulla di tutto ciò. A Loppiano 450 persone – tra imprenditori (250), esperti, studenti o operatori economici – ascoltano gli ultimi interventi con un silenzio e una partecipazione che interrogano. C’è Lucia Franchini, consigliere regionale toscana, che racconta come abbia presentato una mozione al Consiglio regionale, “per promuovere il polo produttivo di Loppiano e facilitarne l’esistenza”. All’unanimità la mozione è stata votata. Poi aggiunge: “Sono laica, ma anche se non riesco a trovare il valore aggiunto della fede, debbo dire che l’Economia di Comunione (EdC) è emozionante: mi ritrovo in questo progetto comprensibile da tutti. In campo economico si cerca tanto, ma non si trova granché. Questa è una soluzione “. C’è pure il sindaco di Incisa in Val d’Arno Manuele Auzzi: “Da qualche mese – dice – stiamo lavorando a questo progetto interessante e qualificante. Ho un’ambizione: che il cuore dell’esperienza delle imprese EdC italiane sia proprio qui a Incisa”. E toccante è pure la testimonianza di un imprenditore capitato a Loppiano quasi per caso. Conobbe i Focolari nel 1966: “Avevano segnato la mia vita”, confessa. Poi l’impegno professionale, finché la multinazionale tedesca per la quale lavorava decise di chiudere la fabbrica nel 1993. Trovò i finanziamenti necessari e diventò imprenditore. L’azienda – meccanica di precisione per i più grandi produttori aeronautici – è passata da 200 a 400 dipendenti, acquisendo anche imprese all’estero. Un successo. Conclude l’imprenditore: “Ho preso due decisioni: domani chiamerò due persone con le quali non mi sono comportato bene nell’azienda, e chiederò loro scusa. Poi, per quanto compete i benefici derivanti dalle mie azioni, voglio contribuire all’EdC”. Torniamo indietro, al 1991, anno di fondazione dell’EdC. Sin dall’inizio, legata all’intuizione del progetto, Chiara Lubich aveva auspicato che accanto alle cittadelle dei Focolari si creassero delle zone produttive. Finora solo a San Paolo in Brasile – col Polo Spartaco -, si era realizzato questo auspicio. Ora lo stesso avviene in Italia, a Loppiano, la prima delle cittadelle dei Focolari, dopo la decisione presa un anno fa su invito della stessa Lubich. Mario Spreafico è commercialista a Busto Arsizio. Con lui, uno dei tre consiglieri delegati, cerco di capire qualcosa della società che promuove e gestisce il neonato Polo Lionello, la “EdiC SpA”, nata nell’ottobre scorso, ma ancora in fase di modifica per poter fungere da supporto a un azionariato diffuso. Attualmente i soci sono 160, per un capitale che supera il milione di euro, ma che dovrà almeno triplicare. “Lo scopo enunciato della società – mi spiega il dott. Spreafico – è innanzitutto immobiliare, nel senso che prevede tutti quegli atti necessari alla vita e alla gestione del Polo Lionello: EdiC SpA affitterà i locali alle aziende, fornendo ad esse tutti i servizi necessari. Tuttavia il consiglio di amministrazione non è solo suo gestore, perché sarà anche al servizio delle società che vorranno impiantarvisi. E poi, per riaffermare l’adesione allo spirito dell’EdC, per statuto il 30 per cento degli utili della società verrà devoluto a un fondo per l’assistenza ai poveri. “Questo non vuol dire – precisa – che la società sia non profit. No, siamo profit, vogliamo guadagnare nostri utili. Tutte le imprese EdC sono profit; è la distribuzione degli utili, sempre libera, che permette di inserirsi nel progetto. Per cambiare l’economia è qui che bisogna lavorare. “Esiste però – continua Spreafico – anche uno scopo non enunciato negli statuti: la EdiC SpA dovrebbe diventare il punto di riferimento – non economico ma vitale -, per le imprese italiane che aderiscono all’EdC. È da questo auspicio che è nata l’idea del convegno di oggi. Se quindi dovessi definire questo polo industriale, lo chiamerei “una casa per le imprese””. Pierangelo Tessieri, responsabile di un’agenzia pubblica regionale per la promozione di imprese, e Alberto Frassineti, ingegnere consulente aziendale, si occupano del business plan della EdiC SpA: acquisto del terreno, opere di urbanizzazione, costruzioni, consulenze, valutazione della fattibilità dell’investimento, impatto ambientale e così via. “Attualmente – mi spiega Alberto Frassineti – sono cinque le aziende che si installeranno per prime sul Polo Lionello: due manifatturiere, una di servizi informatici e una di impiantistica. Ma di altre stiamo studiando le proposte”. C’è però un altro aspetto da sottolineare: “Mantenere i rapporti con coloro che mettono a disposizione la loro professionalità per contribuire alla costruzione del polo. E mantenere i contatti anche con il futuro: i giovani, gli studenti, i laureandi e neolaureati che intendono dare un loro contributo”. Nel primo sito del Polo Lionello si costruiranno 8 mila metri quadrati di capannoni industriali e uffici, con una formula modulare. Ma non si esclude che altri siti possano aggiungersi in un secondo tempo. Presidente della EdiC SpA è Cecilia Manzo. Suo marito Giuseppe ne è il vicepresidente. Possiedono e gestiscono una azienda agricola di 250 ettari nel novarese. Lei è nel campo da sempre; lui, invece, era professore universitario. Dal 1980 si è trasformato in imprenditore a tempo pieno. La loro azienda ha da sempre una valenza sociale, per l’attenzione posta agli immigrati e ai più poveri del loro paese. Hanno aderito all’EdC sin dal 1991. “L’EdiC SpA – mi dice lei – è un ulteriore sviluppo del progetto che ha affascinato e impegnato tanti imprenditori. In certo modo, ciò richiede un atto di fede supplementare, un’adesione piena al progetto: già quando si tratta di mettere mano al portafogli e firmare l’assegno con cui si rinuncia a parte dei propri utili il passo non è semplice. Oggi si tratta di qualcosa di più anche per la nostra azienda. E, nella misura in cui si rischia, i risultati emergono”. Il parlare di Giuseppe Manzo è chiaro e sincero: “Sono rimasto impressionato dalle adesioni che abbiamo già registrato e che nella stessa giornata di oggi si stanno moltiplicando. E anche da quegli esperti nei vari campi che sono disposti a lasciare i loro posti di lavoro sicuri e ben remunerati per partecipare alla nostra avventura”. Sottolinea poi la prossimità con Loppiano: “Nel Polo Lionello si realizzerà quasi un bozzetto di nuova convivenza tra le aziende e la cittadella, per costituire un luogo cui riferirsi, dove confrontarsi”. Dice a questo proposito il consigliere regionale Primicerio, presidente della Fondazione La Pira: “Oggi ho capito perché il Polo Lionello deve essere costruito accanto a Loppiano: siccome l’EdC deve animare l’economia, è importante che sia vicino a quel “supplemento d’anima” che è la cittadella”. Nel consiglio di amministrazione della EdiC SpA siedono ovviamente anche i rappresentanti di Loppiano. Elda Pardi, da una decina d’anni cura i contatti con le autorità e con la società civile: “Perché Loppiano? Si capisce sempre di più come sia importante il connubio: da una parte per la cittadella, perché non sarebbe completa senza questo polo industriale; e dall’altra per le aziende stesse, sia per ricordarsi che c’è uno stile di vita da mantenere, sia per aiutare le altre imprese EdC”. Lionello Bonofanti Un nome un programma. La serietà, l’impegno, la competenza, la decisione. Ecco le peculiarità di Lionello Bonfanti, parmense, più giovane pretore d’Italia negli anni Cinquanta.Avviato a una brillantissima carriera, incontrò i Focolari: “Mi sembrò di ascoltare per la prima volta cosa fosse il cristianesimo”, commentò allora. A Loppiano per quindici anni, lui che tanto a cuore aveva il senso dello stato e della cosa pubblica, svolse il ruolo di responsabile dei rapporti con le istituzioni; con massima determinazione, ma con affabilità. Perché le industrie Il polo produttivo a Loppiano offre il paradigma di un modo felice di coniugare l’esigenza di comunità con l’apertura. È una forma economica nuova e innovativa. Gli economisti conoscono i “distretti industriali”, a cui il Polo Lionello potrebbe venire assimilato, anche per il suo nascere in Toscana, la patria di tali distretti.Tuttavia si differenzia da essi per l’eterogeneità dei settori economici di appartenenza delle imprese, per l’essere inserito in una cittadella dei Focolari,che assicura e alimenta la “cultura sociale” specifica, ma soprattutto per la ragione che lo fa nascere, che non è solo economica. Una prima “vocazione” di un polo EdC consiste nell’essere “città sul monte”, per illuminare innanzitutto tutta la realtà dell’EdC di un paese, e direttamente e indirettamente, la realtà economica e sociale. Ciò vuol dire innanzitutto essere un laboratorio, cioè un modo di fare economia che serve da modello a tutti gli altri che non vivono nella “città sul monte”, ma “sotto il monte”. Un polo così non può allora accontentarsi di essere solo una “comunità” di imprese: deve puntare ad essere una comunità civile. Superare cioè la tendenza, che a volte si trova nell’economia sociale, di costruire un’economia “alternativa”, intesa come nicchia protetta e felice. Quali allora i requisiti? Trasparenza e legalità, efficienza e responsabilità, provvidenza: un polo deve mostrare che quando si cerca Dio e la sua giustizia allora egli è fedele alle sue promesse e interviene. Un polo simile può così diventare “sale e lievito” anche per l’esterno.