Una casa per attivisti digitali
«Siamo fermamente convinti che attraverso il confronto diretto tra i protagonisti sia possibile promuovere in ogni angolo del mondo la cultura dei diritti umani. È bello pensare che uno degli attori del movimento per i diritti umani del Pakistan e un attivista sudamericano possano scambiarsi consigli, condividere esperienze e diventare ancora più efficaci e sicuri».
Con queste parole Kerry Kennedy, presidente del Fondazione Robert F. Kennedy, ha inaugurato venerdì 17 maggio nei giorni scorsi a Firenze, insieme al sindaco Matteo Renzi, la prima “casa” destinata agli attivisti digitali di tutto il mondo. La “RFK International House of Human Rights” si pone l’obiettivo di essere luogo di incontro, scambio di competenze e confronto.
Incastonata nel complesso delle “Murate”, ex carcere cittadino situato in via Ghibellina, nel cuore di Firenze, recuperato di recente dal Comune e trasformato così da luogo di reclusione e sofferenza in uno spazio di apertura, speranza e cambiamento, risulta un modello di recupero urbanistico di indubbio rilievo. Dotata di dodici camere, due sale per incontri e esposizioni, oltre alle stanze dello staff, la “RFK International House of human rights” arricchirà così gli uffici della Robert F. Kennedy Center for justice and human rights Europe, unica sede esterna al territorio degli USA della Fondazione, istituita per onorare la memoria del senatore e presieduta dalla figlia, Kerry Kennedy.
Negli spazi inaugurati verranno accolti e ospitati gruppi di “digital activist”, distintisi per il loro ruolo nella difesa dei diritti umani soprattutto attraverso l’utilizzo dei nuovi strumenti digitali. Obiettivo della fondazione è così concentrare le più aggiornate conoscenze e i più avanzati strumenti disponibili per migliorare le capacità operative, nonché la sicurezza e protezione degli attivisti in ambito di promozione dei diritti umani globali.
Tra le attività previste, non solo la realizzazione di un luogo internazionale di incontro, formazione e ricerca sull'utilizzo di social media per la promozione dei diritti umani, ma anche workshop e e meeting tra organizzazioni attive in tutto il mondo. Sette gli attivisti già ospitati, provenienti da paesi tra i quali Birmania, Filippine, Messico, Pakistan, Sri Lanka, e Zimbabwe, i quali hanno avuto la possibilità di confrontarsi con alcuni dei più autorevoli esperti di nuove tecnologie applicate alla difesa dei diritti umani al mondo, arrivati a Firenze in rappresentanza di realtà di primo piano come Tactical technology collective, Global voices Oonline, OneWorld digital security exchange, Witness.org, Electronic freedom frontier, e Human rights watch.
Il primo architetto che ipotizzò un progetto di recupero del complesso delle “Murate” fu Renzo Piano nel ’95, quando l’amministrazione guidata dal sindaco Mario Primicerio iniziò ad immaginare il rilancio degli spazi in questione. Il progetto dunque giunge al termine dopo l’accelerazione impressa negli ultimi anni grazie all’encomiabile lavoro dei tecnici del Comune, che il sindaco fiorentino ha ringraziato prendendo la parola prima del taglio del nastro. «I fiorentini hanno visto la trasformazione urbanistica, ora la scommessa è porre Firenze in relazione con il mondo. Vedo nei social network – ha affermato Renzi- una gigantesca opportunità, comedimostra la Primavera araba. Quando si parla di politica internazionale, si parla di questioni economiche da cui dipende il benessere – ha concluso – però lasciatemi dire che esiste una dimensione di valori per i quali noi sogniamo un’Europa che dica cosa accade in Siria».
Partner dell’iniziativa, peraltro sede per l’occasione della mostra “Ladies for human rights” di Marcello Reboani, curata da Melissa Proietti, anche la multinazionale tedesca Bosch, impegnatasi a fornire sistemi tecnologici, e Cisco Sistems, sponsor del primo “Dialogue Cafè” italiano nato nella nuova “casa”, uno spazio non profit dedicato alla condivisione di esperienze e alla realizzazione di progetti internazionali in area sociale, educativa e culturale.