Una casa a basso costo
Quante volte ci è capitato di verificare – e forse anche di fare esperienza diretta – di non trovare alloggi o abitazioni accessibili per le proprie capacità economiche? Di questi tempi poi, in cui domina il problema di non riuscire ad arrivare alla fatidica quarta settimana del mese, può essere capitato a tanti, troppi cittadini. Per non parlare poi di immigrati, per i quali oltre ai problemi di natura economica ci sono quelli di integrazione sociale, e quindi dell’accettazione della loro diversità da parte del proprietario. A ciò deve aggiungersi il fatto che l’acquisizione di un alloggio comporta oneri e carichi di tipo fiscale in genere mal digeriti da parte di chi già fa una gran fatica a trovarne uno libero, in buono stato e confacente ai bisogni della famiglia. Proprio al tentativo di offrire soluzioni a questi e a tanti altri problemi connessi con il pianeta casa è rivolta una ricerca condotta dall’Istituto superiore sui sistemi territoriali dell’innovazione, elaborata dal Politecnico di Torino e i cui risultati sono leggibili sul web all’indirizzo http://www.provincia.torino.it/xatla nte/asolsol/fragili240507/social_ho using.pdf. La ricerca traccia un quadro confortante di alcune esperienze già avviate a livello nazionale da parte di svariati soggetti o enti (pubblici, privati, fondazioni, cooperative…), con lo scopo di dare risposte concrete a molte problematiche, specie a quelle che riguardano i soggetti più bisognosi o con più difficoltà, non solo di carattere economico. Si tratta di risposte che si intrecciano con programmi di riqualificazione del tessuto urbano perseguiti da alcune amministrazioni comunali (ad esempio nel comune di Casalecchio di Reno, col programma San Biagio), grazie ai quali vengono realizzate opere pubbliche ma anche alloggi da concedere a privati in affitto a canoni calmierati. In generale questi progetti gravitano nell’ambito della cosiddetta edilizia sociale, ovvero di quella edilizia che deve tener conto di una corretta gestione delle politiche abitative sociali messe in atto nell’ambito di un certo territorio comunale, con particolare riguardo ai bisogni delle fasce sociali più deboli. Ma si tratta anche, come si diceva, di risposte offerte da soggetti privati, associazioni e cooperative, magari nell’ambito delle cosiddette residenze temporanee. Come quella de L’albero popolare Fioretta Mazzei a Firenze, indirizzata ad anziani e fasce sociali a rischio: per l’affitto si percepisce un canone simbolico di un euro – per l’accoglienza breve e invernale -, e 50 euro mensili per i minialloggi, in realtà quasi mai pagati interamente. Oppure l’iniziativa della Fondazione San Carlo, a Milano, voluta a suo tempo dal card. Carlo Maria Martini, che si propone di offrire una sistemazione abitativa a lavoratori e a donne, italiane e straniere, che non sono in grado di trovare una soluzione autonoma sul libero mercato. Significativa in questa prospettiva anche l’iniziativa della Cooperativa Dar, nel comune di Milano, che si propone di ricercare alloggi a basso costo da affittare a tutti i soggetti, lavoratori italiani e stranieri, non in grado diversamente di accedere ad un alloggio in affitto in regime di mercato ordinario. Il suo slogan è: Una casa civile ad affitto contenuto , e c’è da crederlo, se per un alloggio di 60 metri quadri viene richiesto, a quanto risulta dalla ricerca, un accettabile canone mensile pari a 250 euro. E così via. Al di là dei numeri, delle somme versate, del contenuto delle singole proposte, delle variegate metodologie elaborate, dalla ricerca emerge un frastagliato scenario all’interno del quale una parola, sia pure a fatica, si fa decisamente largo: solidarietà. Solidarietà per i meno abbienti e per le loro legittime aspettative di disporre, come tutti, di un alloggio dignitoso.