Una brezza di Fraternità
Genova aderisce all’associazione Città per la fraternità. Il convegno. L’ascolto come metodo di lavoro.
La Sala del Maggior Consiglio del Palazzo Ducale di Genova ha fatto da degna e prestigiosa cornice al convegno “Unità, federalismo, fraternità: un percorso possibile”, organizzato dal Comune di Genova, dall’Associazione Città per la fraternità e dal Movimento politico per l’unità, sotto l’alto patronato del presidente della Repubblica ed inserito nelle celebrazioni ufficiali del 150° dell’Unità d’Italia. Il 14 maggio era un appuntamento cercato e atteso, un impegno concreto dopo che il 1° febbraio il Consiglio comunale aveva approvato, con il sostegno di tutte le forze politiche, una mozione con cui Genova aderiva all’associazione Città per la fraternità, impegnandosi, appunto, a promuovere una cultura ispirata ai valori del dialogo e della fraternità.
Ma la scelta di Genova ha anche un altro sapore espresso dagli organizzatori: «Come da Genova-Quartopartirono i Mille per costruire l’Unità, così oggi potrebbe partire da questa città una nuova proposta di una rinnovata Unità alla luce della fraternità».
Il parterre era quello delle grandi occasioni: oltre al sindaco della città Marta Vincenzi, l’assessore alla cultura Andrea Ranieri e i capigruppo consiliari, Claudio Burlando, presidente della regione Liguria, il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, numerosi sindaci provenienti da Liguria, Piemonte, Umbria, Marche, Toscana, Sicilia e una delegazione proveniente dal Libano che ha rimarcato la vocazione della Superba, porta del Mediterraneo.
È giunto anche un messaggio del Presidente della Camera, Gianfranco Fini, che ha sottolineato il valore della coesione e dell’unità nazionale nella «consapevolezza che le caratteristiche dell’Italia nascono proprio dalla pluralità di identità e di tradizione che la compongono».
Fin dai saluti si è compreso che si sarebbe volato alto: nelle parole e nel volto di coloro che si alternavano ai microfoni la parola “circostanza” non esisteva, si avvertiva la densità e la voglia di scommettere. L’assessore Ranieri, dando il saluto della città, raccontava delle lunghe ed estenuanti sedute mattutine della Costituente dove il conflitto era forte e palpabile, mentre il pomeriggio c’era invece spazio per il dialogo e per guardare ai grandi ideali di cui i padri costituenti avrebbero voluto permeare l’Italia. Ranieri concludeva: «Ho vissuto tante, troppe mattine nella mia carriera, oggi finalmente è un pomeriggio».
Il cardinale Bagnasco, dopo aver tracciato le molte note importanti che accompagnavano il convegno, ha voluto sottolineare «che l’unità include un rischio, quello che diventi chiusura ed esclusione, come pure il federalismo, un grande valore che può diventare dispersione. Ci vuole l’anima che dia prospettiva, visione, crei un progetto e non serva solo per superare ostacoli immediati. Con quest’anima occorre guardare alla persona, che è il fine del progetto e non il mezzo».
Il convegno è stata anche l’occasione per ricordare i 10 anni dalla cittadinanza onoraria conferita dal Comune di Genova a Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari e ispiratrice di tante istanze e prospettive che si sono declinate nel convegno. Un video sintesi di suoi pensieri sulla fraternità rivolti ai politici in varie occasioni ha dato l’inizio ai lavori.
Tra gli ospiti del convegno, protagonisti di una accesa tavola rotonda sui temi dell’Unità del Paese, svolta federalista e il presidio della fraternità, Daniela Ropelato, docente di Scienza politica dell’Istituto universitario Sophia, Matteo Luigi Napolitano, storico dell’università “Marconi” di Roma, Giovanni Caso, presidente onorario della Corte di cassazione e il sindaco di Montefalco (Pg) Donatella Tesei.
Il clou della giornata è stato la presentazione della Carta di Genova, documento che gli organizzatori hanno inteso offrire all’agenda politica nazionale per proporre la fraternità come paradigma politico che informi non solo le intenzioni, ma soprattutto atti e decisioni, con l’auspicio che «la categoria della fraternità si configuri come un nuovo diritto-dovere volto alla costruzione di una nuova umanità».
Il pomeriggio è stato dedicato al “percorso possibile” con esperienze e realizzazioni di città e territori come Ascoli Piceno, Montecosaro, l’Umbria, la Sicilia e della decisa volontà di un gruppo di amministratori del Libano, terra dove si contano ben 19 diverse identità religiose, di affermare che la fraternità è una bussola e il Libano, come disse Giovanni paolo II visitandola, non è una nazione, ma un messaggio.
Altra sorpresa l’unanimità del consiglio comunale di Genova che si impegna «affinchè l’ascolto diventi il metodo di lavoro e di comportamento che si intende testimoniare a livello di consiglio comunale, nei rapporti tra consiglio e giunta includendo i funzionari, tra istituzioni e tra le altre città che hanno aderito all’associazione Città per la fraternità».
La soddisfazione, mista a meraviglia, si affacciava nei volti delle tante persone intervenute a Palazzo Ducale. Fuori, un vento e una leggera pioggia indicavano che la primavera, quella stagionale, non è ancora matura. Ma, nonostante i rigori dell’inverno mediatico che ci fa vedere sempre la politica in tempesta, una brezza di primavera si fa decisamente strada.