Un voto all’università italiana
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Saremo pure ancora lontani anni luce dai posti alti della classifica, ma la buona notizia almeno è che saliamo di qualche posizione: è questo il responso dell'HQ World University Rankings, la classifica mondiale delle università, stilata da una delle società più autorevoli del settore appena uscita per il 2013. Diversi i parametri presi in considerazione, dal numero di pubblicazioni scientifiche alla reputazione accademica, alla presenza di docenti e studenti stranieri.
La parte alta della classifica, in realtà, riserva poche novità: al primo posto si piazza come lo scorso anno il celebre Massachusetts Institute of Technology di Boston (MIT), che si aggiudica pieni voti; mentre al secondo la vicina Harvard scalza per appena due decimi di punto la blasonata Cambridge, che scivola al terzo posto. Tutte inglesi o americane, comunque, le prime undici classificate: per trovare un po' di varietà bisogna arrivare al dodicesimo posto, con il Politecnico di Zurigo. L'Asia fa la sua comparsa al 23° posto con l'Università di Hong Kong, mentre l'Australia esordisce al 24° con quella di Sydney.
E l'Italia, dicevamo? Bisogna attendere il 188° posto di Bologna, che a onor del merito ha comunque migliorato la sua posizione dal 194° dell'anno scorso; mentre La Sapienza passa dal 216° posto al 196°, e il Politecnico di Milano dal 244° al 230°. Nota di merito anche all'Università di Pisa che, pur classificandosi 259esima – dopo Milano alla posizione 235 – si aggiudica quattro «Stelle Qs», una sorta di riconoscimento dato dalla società al di là del punteggio.
Tutte le università italiane, peraltro, hanno ottenuto punteggi alti in quanto a ricerca – Trieste è al 130° posto nel mondo – e reputazione accademica – Bologna è al 72° –; perdendo però sul fronte della presenza internazionale di studenti e docenti, notoriamente più bassa nel Bel Paese che altrove.
Resta comunque la delicata questione che nelle migliori università studia chi se lo può permettere, a meno di sostanziose borse di studio: la retta del MIT va da 42 a 44 mila dollari l'anno, quella di Harvard da 38 a 42 mila, e quella di Cambridge da 8 a 16 mila. Il primo ateneo ad avere una qualche accessibilità per il comune mortale è Zurigo, con i suoi 2 mila dollari l'anno. Oltretutto, nota sempre la Qs nel caso specifico degli Usa, le università pubbliche – che pur presentano lo stesso costi assai significativi per gli studenti – sono cadute in media di venti posti nella classifica dopo la crisi finanziaria, anche a causa del calo dei finanziamenti statali: il primo ateneo pubblico è quello di Berkeley, al 15° posto. La crisi, fa quindi notare la Qs, minaccia di allargare ulteriormente il divario nelle opportunità di accesso all'istruzione.