Un viaggio “Interstellar”
Interstellar
Capolavoro atteso spasmodicamente, il lunghissimo – quasi tre ore – film di Christopher Nolan non è però una nuova "Odissea nello spazio”, anche se la può richiamare quanto a visionarietà. In una terra invasa da una sabbia mortifera e quindi senza cibo, occorre trovare un nuovo pianeta per sopravvivere. L’ex astronauta Cooper, che vive in campagna, accetta la missione anche se la figlia Murph si sente tradita da lui, e viaggia nel cosmo assieme ad Amelia, la figlia dell’inventore del progetto. Qui, oltrepassato un buco nero, fra acque immense, piogge stellari, buio estremo, approda in un terra inospitale dove ritrovano l’impazzito astronauta Matt Damon. La missione è reale o è un inganno? Il tempo che scorre nel cosmo è tutt’altra cosa da quello terrestre e mentre Cooper fisicamente non invecchia, sulla terra i figli crescono e invecchiano. Cooper è combattuto fra amore paterno e missione scientifica e questi sono alcuni fra i momenti migliori di un film che, per quanto visivamente straordinario – in fondo il regista ha filmato il cosmo, l’ignoto, e non è poco (ci sarà un dio? Domanda che resta sospesa) – e da vedere in sala, talora si perde in un flusso di parole e di spiegazioni scientifiche e fisiche poco comprensibili dal pubblico.
Matthew McConaughey è il protagonista assoluto, bravissimo nel doppio ruolo di padre che non vuol perdere la figlia e di volenteroso esploratore dell’universo – è il mondo anglosassone sempre in bilico tra famiglia e scienza – coadiuvato da un invecchiato Michael Caine e dalla bella Anne Hathaway. Capolavoro? Non si direbbe. Ma stupendo spettacolo del cosmo e dei suoi misteri, questo certamente, come pure dell’ansia d’infinito dell’uomo e della forza dell’amore che è il tema ricorrente, e più persuasivo, durante tutto il film: non è poco. Da non perdere.
Andiamo a quel paese
Tra farsa sicula alla Ciccio e Franco e commedia che strizza l’occhio alle “novità” – le storielle sui preti sposati, di cattivo gusto, perché vecchie – il lavoro di Ficarra e Picone presenta, accanto a momenti di vera ilarità, altri di stanca facilità farsesca. Girato nel Ragusano, nei bei paesi della zona come Rosolini e Noto, il racconto dell’astuto Ficarra e del pigro Picone, trasferitisi da Palermo in un paesello all’antica dove cercano di intascare le pensioni degli anziani raggirandoli, regge fino ad un certo punto. Il finale strascicato e i clichè siculi ormai arcinoti frenano il ritmo e la storiella scivola nella farsa, anziché chiudere brillantemente nella commedia com’era iniziata.
Tre cuori
Ecco il cinema francese con la diva Catherine Deneuve, sempre migliore, e la storia romantica di un incontro casuale in treno che si trasforma in amore tra Marc e Sylvie. Lei però sparisce e lui incontra la sorella e la sposa. Passa il tempo, i due si rincontrano… Dovrebbe tornare l’amore e torna, ma ormai è impossibile: il tempo è ineluttabile. Sarà vero? Sono possibili questi episodi? Benoit Jacquot, il regista non ci pensa troppo e regala un prodotto raffinato, tra dramma e fantasia, molte parole e molti sguardi. Piacerà agli amanti del genere e a chi ha l’animo delicato.
Sils Maria
Olivier Assayas è regista colto, sincero e profondo. Racconta l’incontro-scontro fra due attrici, interpretate da Juliette Binoche (la matura) Kristen Stewart (la ragazza) alle prese con la vita che se ne va o va alla grande. Racconto chiuso, intimo, ma zeppo di voglia di vivere ,e quindi scintillante nel duello verbale e vitale dei personaggi, sullo sfondo del dramma.