Un vento leggero
«Sono Gianfranco, un giovane deluso da tutta questa violenza, cronaca nera, che getta sconforto. Come si fa ad avere fiducia ancora? Non si rischia di essere un po’ fuori dal mondo?».
«Sono Francesca, una studentessa universitaria. Sono sfiduciata, non credo più, mi sembra che sia tutto inutile. L’aiuto che do mi sembra una goccia nel mare».
«Sono Claudio, sono felice perché ho provato ad aiutare».
«Sono…Manuela, Riccardo, Patrizia…».
A tutti voi che mi avete scritto, anche durante gli incontri in varie parti d’Italia, vorrei esprimere il mio più sincero ringraziamento, anche per i pareri diversi e per le idee non sempre condivise. Grazie perché manteniamo vivo il dialogo e la relazione. Vi rispondo con questa breve riflessione.
L’elenco delle notizie che il telegiornale di turno declina ogni sera è per lo più costituito da fatti di cronaca violenti e angoscianti, che rendono la convivenza familiare decisamente triste.
Per non parlare delle guerre che insanguinano il pianeta con il loro carico quotidiano di morte, frutto di barbarie ancestrali che spesso ritornano in punti fino ad allora in pace.
L’esplosione dei mezzi di comunicazione che portano nelle case programmi senza senso, pattumiere della frivolezza, immagini per lo più virulenti e degradanti.
E poi ancora…
Famiglie che durano il tempo di un’emozione fugace, con bambini orfani e sconcertati, calati in storie più grandi di loro, “costretti” a vivere lontano dai giochi perché i grandi si sono dimenticati delle loro infanzie.
Professori e insegnanti impauriti dagli studenti, che arrancano nelle discussioni con genitori non più in grado di vedere i figli che crescono in un egocentrismo muto, senza speranza se non nell’immediato videogame da acquistare.
L’elenco potrebbe continuare fino a renderci stanchi e nauseabondi col rischio di diventare insensibili.
Ma non è che in questa discussione si rischia di cadere nella malattia tipica della società post-moderna? Malattia cui diamo il nome di disperazione, sfiducia, scoraggiamento. Possibile che l’uomo creato a immagine di Dio produca spettri di morte che trascinano tutto e tutti verso il baratro?
E dove sono finiti gli insegnamenti di mistici, santi, profeti, uomini esempio di luce per i popoli?
C’è un vento leggero, nascosto che porta luce e gioia, speranze diffuse… e lo fa attraverso giovani dedicati ai bisognosi, operosi nei luoghi di sofferenza, anziani che sostengono altri anziani negli ospedali, donne, uomini, bambini, impegnati ogni giorno nella certezza che la fiducia merita il loro tempo. Questo vento racchiude in sé sia il pessimismo delle folate di disperazione, sia l’ottimismo leggero e nascosto della speranza. Spetta all’uomo, illuminato dall’Altro, che è dentro e fuori di sé, essere e pensare la speranza, spezzando la catena della sfiducia e dello scoraggiamento.