Un valzer lo rese famoso
«Ma questo è Strauss! Sì, è un pezzo conosciuto. La prima volta l’ho sentito suonare nella scena del pranzo nel film Il vedovo con Alberto Sordi e Franca Valeri…» esclama l’amico dopo l’ascolto su youtube del valzer che gli ho proposto. Sorrido: «Macché Strauss! È Rosas. Juventino Rosas». «Mai sentito. Eppure avrei giurato che fosse un valzer di uno degli Strauss … Certo che questo è al livello del Bel Danubio blu!». A questo punto non mi resta che illustrare all’amico melomane chi fu questo compositore messicano morto ad appena 26 anni, la cui fama in patria e all’estero è legata soprattutto al valzer Sobre las olas (Sopra le onde).
Eccolo in una delle sue ultime foto: il volto dai tratti tipicamente indigeni (era di etnia Otomì), sombrero, folti baffi spioventi, sguardo rivolto lontano, come verso un futuro che purtroppo gli sarebbe stato negato. Il suo nome completo era José Juventino Policarpo Rosas Cádenas, nato nel 1868 a Santa Cruz de Galeana (Stato di Guanajuato) da una famiglia modesta, che quando lui ebbe sette anni si trasferì a Città del Messico sperando in un futuro migliore. Uno con la musica nel sangue, Juventino, come del resto tutti i messicani. Del resto, era figlio di un suonatore d’arpa che era stato musicista militare e dal quale imparò – ancora bambino – a suonare il violino, dimostrando un eccezionale talento.
Dopo aver lavorato come fattorino, violinista e cantore nelle celebrazioni religiose della chiesa di San Sebastián, Juventino formò con il padre e il fratello maggiore Manuel, chitarrista, un trio musicale che suonava in strada e nei locali da ballo, trio diventato poi quartetto con l’aggiunta di un fratello del padre come cantante. Invano il gruppo cercò di emergere, data la forte concorrenza, ma anche perché l’aspetto indigeno dei Rosas precludeva loro l’ingresso nelle eleganti feste e riunioni dell’alta società messicana. Finì quindi per sciogliersi, anche per la tragica morte di Manuel in una rissa.
Quanto a Juventino, continuò a suonare in altre bande di strada, finché nel 1883 entrò a far parte della compagnia itinerante della soprano lirica Àngela Peralta, nota in Europa come l’”Usignuolo messicano”. Ma un altro fatto tragico sembrò stroncare la sua carriera: fu quando, durante una tournée a Mazatlán, nell’interno del Paese, un’epidemia di febbre gialla stroncò la vita di 76 degli 80 membri della compagnia e della stessa cantante. Tra i superstiti c’era lui, che allora aveva appena quindici anni.
Studi musicali? Due volte iscritto al Conservatorio, due volte ne era uscito senza aver dato esami, non senza però aver imparato col solfeggio e la teoria musicale alcuni strumenti. Lasciò anche l’esercito dove si era arruolato per suonare nella banda militare, perché insofferente alla rigida disciplina. Dopo di che si dedicò alla composizione. Nel frattempo erano morti anche i genitori e una sorella. Lungi dal farsi abbattere dalle traversie, Juventino continuò i suoi tentativi per farsi strada: e in effetti colse il suo primo vero successo il 5 maggio 1887, quando in occasione di un festival che commemorava la battaglia di Puebla si esibì al Teatro Nacional con una fantasia dalla Sonnambula di Bellini, che riscosse l’apprezzamento del presidente Porfirio Díaz e del suo seguito.
L’anno seguente, ormai ventenne, compose l’opera che lo avrebbe reso famoso: quel valzer Sobre las olas, ispiratogli da un fiume che attraversa quella che oggi è La Magdalena Contreras, uno dei sedici distretti amministrativi della capitale messicana. Un capolavoro che, al suo apparire, subì l’accusa di plagio, in quanto sembrava incredibile che a comporlo fosse stato un musicista messicano così giovane e praticamente autodidatta. Prima ancora però Juventino aveva creato un altro valzer, Carmen, dedicato a donna Carmen Romero, moglie del presidente Dìaz. Il quale, al corrente delle sue ristrettezze economiche, gli aveva regalato un pregevole pianoforte di marca tedesca che però il giovane Rosas era stato costretto a vendere per saldare i debiti accumulati. Per lo stesso motivo, cedette i diritti sul suo valzer più celebre alla casa di edizioni musicali Wagner & Lieven per la misera somma di 45 pesos.
A proposito di valzer, questa danza in ritmo ternario impostasi in Messico durante l’impero filofrancese di Massimiliano era in auge appunto all’epoca del governo di Díaz. Durante il cosiddetto Porfiriato, molti musicisti messicani composero valzer, nessuno dei quali però superò in eleganza e popolarità anche all’estero Sobra las olas.
Restavano a Juventino altri sei anni di vita, durante i quali scrisse molte altre composizioni, in parte perdute: circa novanta tra canzoni, valzer, marce, polche, mazurche, danze scozzesi e d’altro genere, che rispecchiavano l’indole di un giovane qual era: romantico, con tanta voglia di vivere… e magari anche di evadere in una realtà più bella e serena, senza l’assillo costante della povertà.
Nel 1892 sposò Juana Morales, cui fece appena in tempo a dedicare la mazurca Juanita Opus 22. Lei, infatti, lo abbandonò pochi mesi dopo il matrimonio.
Nel 1894, l’ultimo anno della sua vita, tra eccessi di alcol, droga e delusioni amorose, Juventino si imbarcò per Cuba, al seguito di una compagnia di zarzuela (un genere lirico-drammatico che dalla Spagna s’era diffuso in America Latina) con la quale colse i suoi ultimi successi. Purtroppo a Surgidero de Batabanò, nei dintorni dell’Avana, lo attendeva la morte a causa una mielite spinale. Morì il 9 luglio in miseria – quasi unico suo lascito, il fedele violino – lontano dalla propria terra e sconosciuto al mondo dove intanto trionfava il suo bellissimo valzer. Primo musicista messicano ad ottenere il riconoscimento internazionale, moriva nel finire di un secolo inondato dalla musica ora nostalgica ora brillante dei ballabili più in voga; secolo inconsapevole degli orrori che quello seguente preparava.
Soltanto nel 1909, a spese della comunità messicana residente a Cuba, le spoglie di Juventino vennero traslate con tutti gli onori dall’isola caraibica a Città del Messico, dove dal 1939 riposano nella Rotonda degli uomini illustri nel Panteón de Dolores. Durante il tragitto in treno le note di Sobre las olas avevano accompagnato ad ogni stazione il passaggio della salma. Oggi, in suo onore, la città dove nacque si chiama Santa Cruz de Juventino Rosas.
A chi le ascolta oggi, le fluenti e brillanti melodie del musicista guanajuatense trasmettono un senso di freschezza, sentimenti di gioia e di serenità che non lasciano minimamente supporre la vita tribolata del loro autore. Di ciò gli siamo grati: non è dono di poco conto questa pausa di ristoro nei tempi convulsi in cui viviamo.
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