Un uomo chiamato Maria

Per l’ebreo Alphonse Ratisbonne la basilica di Sant’Andrea delle Fratte, oggi nota come la “Lourdes romana”, è stata l’equivalente della “via di Damasco” per san Paolo
Interno di Sant'Andrea delle Fratte

Nella tarda mattinata del 20 gennaio 1842 una carrozza si ferma davanti a Sant’Andrea delle Fratte, la chiesa romana officiata dai padri Minimi di san Francesco da Paola, non lontano da piazza di Spagna. La montano due personaggi: il barone Théodore de Bussières, fervente cattolico proveniente dal luteranesimo, e il 27enne Alphonse Ratisbonne, facoltoso e gaudente ebreo non praticante, in attesa di nozze e di succedere allo zio banchiere. I due si conoscono appena. Da Napoli, dov’era giunto da Strasburgo, Alphonse avrebbe dovuto proseguire via mare per Istanbul, e di lì per la Palestina; invece per una serie di circostanze singolari, spinto da una forza misteriosa, è capitato a Roma: l’ultimo posto dove avrebbe pensato di metter piede, ostile com’è a tutto ciò che ha a che fare col cristianesimo e col papa. Suo malgrado, vi si trova da alcuni giorni quasi in balia di questo barone, cortese sì, ma troppo opprimente con le sue avances per convertirlo. Da lui, fra l’altro, è stato convinto a indossare la “medaglia miracolosa” legata alle apparizioni della Madonna a rue du Bac (Parigi, 1830) e a recitare il Memorare, la famosa preghiera di san Bernardo alla Vergine: Alphonse vi ha acconsentito solo per deridere una volta di più quelle che considera superstizioni dei cattolici.

 

Ed eccolo ora a Sant’Andrea delle Fratte, dove il de Bussières deve intendersi coi frati circa l’organizzazione del funerale di un caro amico deceduto improvvisamente (vedremo poi come questo personaggio, il conte de La Ferronays, ha molto a che fare con ciò che attende il giovane ebreo). Solo pochi minuti d’assenza, ha detto il barone, ma intanto il tempo passa e Alphonse s’annoia sulla carrozza. Decide allora di dare un’occhiata alle opere d’arte contenute nella chiesa. Entra, gironzola senza convinzione davanti alle cappelle e ai mirabili angeli con i simboli della passione scolpiti dal Bernini, quando all’improvviso si sente preso da uno strano turbamento. Un misterioso cane nero gli saltella attorno, per poi sparire.

 

È quasi mezzogiorno, dai finestroni la luce solare dovrebbe illuminare più che a sufficienza la vasta navata, ma è come se un velo nero gli avesse oscurato la visuale. Tutta la luce sembra invece concentrarsi in una cappella, la seconda a sinistra per chi entra dalla porta principale. E proprio lì davanti si ritrova di colpo Ratisbonne: eppure stava dalla parte opposta e per arrivarci avrebbe dovuto girare attorno al catafalco montato per il funerale. Come è potuto giungere fin lì? Mistero.

 

Alza gli occhi verso la fonte luminosissima di luce e… ma sentiamolo dalle sue stesse parole: «Vidi sull’altare, in piedi, viva, grande, maestosa, bellissima, misericordiosa, la santissima Vergine Maria, simile – nell’atto e nella forma – all’immagine che si vede nella medaglia miracolosa dell’Immacolata. Una forza irresistibile mi spinse verso di lei, che parve dicesse: Basta così. Non lo disse, ma capii. A tal vista caddi in ginocchio nel luogo dove mi trovavo; cercai, quindi, varie volte di alzare gli occhi verso la santissima Vergine, ma il suo splendore e il rispetto me li fecero abbassare, ciò che però non impediva l’evidenza di quell’apparizione. Fissai le sue mani, e vidi in esse l’espressione del perdono e della misericordia. Con quelle stesse mani, mi fece segno di restare inginocchiato. Alla sua presenza, benché ella non mi dicesse parola, compresi l’errore dello stato in cui mi trovavo, la deformità del peccato, la bellezza della religione cattolica: in una parola, compresi tutto».

 

A Saulo, il futuro Paolo, dopo l’apparizione sulla strada di Damasco che mutò l’accanito persecutore dei seguaci di Cristo nel più ardente degli apostoli, caddero scaglie dagli occhi. A sua volta Alphonse si sente liberato da una moltitudine di bende che lo avviluppavano, mentre gli si squaderna la verità tutta intera. Al suo ritorno il barone de Bussières trova l’amico in lacrime, incapace di spiegare di cosa gli sia accaduto, ma divorato dal desiderio di ricevere il battesimo. E in effetti, solo 11 giorni dopo, verrà ammesso al sacramento, previa conferma della sua perfetta, miracolosa conoscenza del catechismo: a tal punto ogni verità attinente al cristianesimo combacia con la pre-comprensione ricevuta quel giovedì di gennaio. “Maria” è il nome nuovo assunto col battesimo, a indicare la vocazione di una vita.

 

Nello stesso istante in cui ha ricevuto il dono della fede Alphonse ha avuto anche certezza di essere stato graziato dalla Vergine per le preghiere del conte La Ferronays, persona a lui sconosciuta. In realtà, pochi giorni prima che morisse, de Bussières aveva raccomandato alle sue preghiere la conversione del giovane ebreo. Ciò che si spiega solo con il mistero del corpo mistico e con la potenza dell’intercessione.

 

Quale ora il destino di questo giovane ricco, amante dei piaceri, sensibile, generoso, aperto a tutto ciò che di bello può offrire la vita? Ripudiato dalla fidanzata e dai suoi correligionari, viene consacrato sacerdote nel 1848 nell’ordine di sant’Ignazio. Più tardi, col permesso di Pio IX, lascia la Compagnia di Gesù per unirsi al fratello Théodore (prete già dal 1830), diventando fondatore con lui delle Dame di Sion: istituto che deve, nelle loro intenzioni, promuovere la rigenerazione del popolo dal quale entrambi discendono.

 

Uomo di preghiera e di azione, questo convertito “scomodo” conosce calunnie e persecuzioni. Dopo una vita di intenso apostolato in Terra Santa, ma anche di attività a favore degli orfani e, in genere, dei giovani privi di mezzi, siano essi musulmani, ebrei o cristiani, muore 70enne nel 1884 ad Ain Karin, che la tradizione indica come il luogo della visitazione della Vergine ad Elisabetta. Sulla sua tomba è inciso un solo nome: Maria. Colei che considerava la più eccelsa tra tutte le “figlie di Sion“, l’amore e il sostegno di tutta un’esistenza tribolata.

 

Nella chiesa di Sant’Andrea delle Fratte o “della Madonna del miracolo”, detta anche “la Lourdes romana” in ricordo di una delle non molte mariofanie riconosciute dalla Chiesa cattolica, è sempre un viavai di pellegrini e turisti. Al contrario di Ratisbonne, sono in molti a sostare in ammirazione di questo capolavoro architettonico del Borromini e delle opere pittoriche e scultoree in esso contenute: soprattutto gli angioloni del Bernini. Ma il cuore è la cappella dell’apparizione, oggi risplendente di marmi. Sull’altare spicca una pala ottocentesca della Madonna nell’atteggiamento col quale indicò ad Alphonse di inginocchiarsi: certo, nulla a che vedere con l’immagine tutta luce che lo abbagliò, lasciando scorgere soltanto mani misericordiose dalle quali piovevano grazie.

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