Un thriller a tutto gas
Non perdetevi – esce il 7 – Baby Driver. Non è il solito film giovanilistico sul rombo dei motori e le gare automobilistiche, più o meno legali (più illegali che altro) che gli Usa amano tanto. Il regista Edgar Wright – in giuria per il Leone a Venezia – lo sa bene.
Perciò si diverte a confezionare un prodotto che è già un cult. La storia è semplice, quasi banale: un ragazzetto che soffre di un sibilo costante all’orecchio (come Barbra Streisand), lo copre, ascoltando musica di continuo. Ma il giovane (un elastico Ansel Elgort che sembra volare anche col corpo quando guida) è l’autista di una banda di rapinatori che scattano in fuga inseguiti dalla polizia, regolarmente seminata dal guidatore infallibile, sul ritmo della musica in cuffia. Alle spalle, Baby ha un sorta di “padre”, ovvero la mente della banda, un Kevin Spacey perfettamente glaciale e Jamie Foxx, il peggiore dei rapinatori.
Ma non manca una ragazza che fa sussultare Baby, ossia la cameriera Debora (Lily James). Film più notturno che diurno, fatto di rapidi dialoghi – più con gli occhi che con le parole -, è un trhiller d’azione che non manca di toni quasi da musical, perchè la colonna sonora lo riempie e ne accompagna le incredibili scorrazzate automobilistiche, veloci come un fulmine.
Ma il film non è solo questo. Al di là del genere rombante e musicale, esso appare un lavoro di formazione alla vita sul giovane solitario, dolce e timido. Ovviamente, tra rombi di motori, rapine a mano armata, colleghi senza scrupoli. Ma il ragazzo sa il fatto suo ed ha i suoi assi nella manica.
Leggero, brioso, danzante, coniuga il ritmo scatenato ad una tutt’altro che superficiale caratterizzazione dei personaggi, lasciandoci stupiti che un prodotto di genere riesca ad essere così pieno di energia vitale, anche se in fondo si tratta di persone poco per bene. Però Baby saprà come cavarsela. Ricordate il film I soliti sospetti? Altra vicenda e stile, ma come astuzia e brio ci siamo vicini.