Un tesoro a Narni

Torna a Palazzo Eroli, dopo il lavoro di pulitura, l'"Incoronazione della Vergine" del Ghirlandaio: capolavoro assoluto del maestro del Rinascimento
Incoronazione della Vergine

Le piccole città d’Italia riservano sempre tante sorprese. Così a Narni, nell’Umbria, alta sul colle con la sua antica rocca e i palazzi, si conserva un capolavoro di un grande maestro toscano del Rinascimento, il Ghirlandaio. A Palazzo Eroli è stata ricollocata, dopo la pulitura, la tavola dell’“Incoronazione della Vergine”, dipinta dal pittore verso il 1485, ossia dopo l’impresa della Cappella Sistina vaticana e mentre stava terminando gli affreschi fiorentini della Cappella Sassetti. È un artista ormai maturo che si riserva personalmente le figure più importanti del dipinto, ossia il gruppo della Vergine col Cristo e i santi Ludovico, Gerolamo, Francesco e Bonaventura, santi francescani, tipici della terra umbra.

 

L’opera fu eseguita per volontà del cardinale Bernardo Eroli, ritratto con lo sguardo fisso nel vuoto e incappucciato, perché morto al tempo della realizzazione della pala. La quale fu un tale successo che il giovane Raffaello se ne ispirò per la sua “Pala di Monteluce”.

 

In effetti l’impaginazione è grandiosa e semplice nello stesso tempo. Dentro il fiume d’oro centrale – simbolo del Paradiso – il Cristo dal volto sereno incorona Maria, delicata come una dama fiorentina, con un gesto misurato e un atteggiamento di grande concentrazione. Intorno, la folla festosa degli angeli, realizzata certo dalla bottega, fra i quali però spiccano alcuni volti-ritratti di notevole espressività. A terra, inginocchiati, in pose dignitose e oranti, la schiera dei santi locali, splendidi nei paramenti e nelle espressioni.

 

È il mondo del Ghirlandaio, attento alla realtà del suo tempo e nello stesso momento circondata di uno splendore soprannaturale. La vivacità dei colori, il senso equilibrato degli spazi, la solidità dei corpi e la straordinaria armonia fanno della tavola un capolavoro svelato da scoprire.

 

Vale la pena salire a Narni, gioiello umbro che custodisce questo e altri capolavori, come l’“Annunciazione” di Benozzo Gozzoli.

 

 

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