Un sussulto di fraternità
Preghiere e solidarietà in tutta Europa per i cristiani uccisi il 31 ottobre a Bagdad. Il cordoglio delle comunità islamiche.
Una strage di innocenti. È salito a 58 il numero delle vittime del terribile attentato che domenica 31 ottobre ha colpito la chiesa siro-cattolica di Bagdad. È morto anche padre Boutros Wasim, il sacerdote rimasto ferito durante l’attacco, deceduto giovedì 4 novembre in ospedale. Sono stati uccisi donne, bambini, sacerdoti. Si trovavano in chiesa – ha detto ai funerali il Patriarca dei caldei, card. Emmanuel III Delly – per «pregare Dio», per «assolvere al proprio dovere religioso».
Sangue innocente, sangue di martiri. Ma le comunità di fede sparse nel mondo – non solo cristiane, anche musulmane – anche questa volta non sono rimaste a guardare. Hanno espresso con tutte le parole possibili la loro solidarietà alle famiglie delle vittime, la loro condanna per l’inaudito atto di violenza, soprattutto la loro costernazione. Da domenica, è come salito in modo naturale, diffuso, di cuore, un grido di riscatto. Per dire che no, gli uomini di religione non ci stanno, che il nome di Dio è il nome della pace. Una cosa simile era successa anche dopo gli attentati negli Stati Uniti nel 2001. Certo le manifestazioni di vicinanza e solidarietà non ridaranno la vita alle vittime. Ma danno vigore a chi non cessa di credere, anche nei momenti più bui e difficili, nella via del dialogo e della riconciliazione.
A Ginevra, per esempio, proprio in questi giorni, si sta svolgendo – per iniziativa del Consiglio ecumenico delle Chiese – un summit di dialogo internazionale tra rappresentanti musulmani e cristiani. Stanno parlando di come i leader religiosi possono collaborare per «costruire un futuro di pace». Non potevano non dire una parola su quanto successo in Iraq. E così hanno diffuso una dichiarazione congiunta in cui esprimono il loro choc per quanto avvenuto e la loro più ferma condanna per ogni atto criminale volto a distruggere la vita umana e profanare un luogo di culto. La dichiarazione si conclude con una “implorazione”: alle Nazioni Unite, al Consiglio di sicurezza, a tutti i gruppi che reclamano una pace giusta, e soprattutto ai funzionari iracheni, affinché intervengano per porre fine a tutti gli attacchi terroristici.
Forte in Francia la mobilitazione non solo dei rappresentanti cristiani, ma anche delle comunità islamiche presenti del Paese. Veglie di preghiere, comunicati, manifestazioni. Hanno preso la parola vescovi e pastori protestanti. Tutti unanimi nel condannare ogni forma di violenza, ma soprattutto nell’invocare al Dio Onnipotente la forza per risollevare – sono le parole del card. Vingt-Trois – «gli artigiani della pace e della giustizia su questa terra ferita mortalmente, affinché non cedano mai allo scoraggiamento». «Ci eleviamo con orrore e tristezza – scrive Dalil Boubakeur sul sito della Grande Moschea di Parigi – per condannare il massacro dei cristiani siro-cattolici dell’Iraq». «L’obiettivo di questi fanatici – scrive Boubakeur –è quello di creare ostilità tra cristiani e musulmani che in tutto il mondo lottano, invece, per una fraternità spirituale e un sradicamento profondo della violenza dal cuore degli uomini». Stessa condanna è arrivata anche dal Consiglio francese del culto musulmano.
In Inghilterra, l’arcivescovo Vincent Nichols, a nome della comunità cattolica, ha espresso orrore per l’atrocità dell’attentato, mentre a Londra le Chiese cristiane si uniranno in preghiera sabato 6 novembre alle 19 presso la Chiesa siro-cattolica della città.
«Abbiamo bisogno della preghiera! – è la voce accorata dell’arcivescovo siro-cattolico di Baghdad, mons. Athanase Matti Shaba Matoka –. Noi facciamo tutto, tutto quanto ci è possibile, come Chiesa e malgrado tutto quello che succede, per incoraggiare i nostri fedeli a restare in questo Paese. Chiediamo all’Europa che si occupi dei cristiani in Medio Oriente. Vogliamo mantenere la nostra presenza cristiana in questo Paese, che è molto significativa: il cristianesimo si è diffuso qui fin dai primi secoli».