Il matrimonio del principe William con Kate Middleton è stato un evento globale. Pare che oltre 2 miliardi di persone abbiano seguito la diretta. In Inghilterra 24,5 milioni hanno visto la cerimonia e la polizia londinese riferisce di più di un milione di persone presenti nella capitale, molte delle quali hanno trascorso la loro prima notte in strada.

L’impressione, qui a Londra, era di un’atmosfera di grande gioia e sintonia che poi ha invaso tutta l’Inghilterra: nelle città e nei paesini la gente ha organizzato festeggiamenti in strada per l’occasione. Dico “in Inghilterra” perché, ad esempio, in Scozia c’era molto meno aria di festa: per molti scozzesi (certamente non tutti) la monarchia è vista come una “imposizione” inglese. La Bbc ha riportato che cento persone, repubblicane, hanno indetto una protesta ad Edimburgo. Anche a Londra, per la verità, c’è stata qualche piccola dimostrazione, ma è rimasta nascosta in mezzo alle varie celebrazioni.

 

Tante persone, che si dichiaravano “neutrali” rispetto alla monarchia, hanno confessato di essere state toccate dalla cerimonia nell’Abbazia di Westminster. Effettivamente il servizio religioso ha colpito sia per la sua semplicità, sia per il contenuto, in particolare l’omelia del vescovo Chartres e la preghiera composta dalla coppia stessa.

Cosa possiamo imparare da questo matrimonio? Prima di tutto che tantissime persone hanno sete di cose belle, in grado di far uscire, almeno per un po’, dalla normale vita quotidiana. Poi, che tanti vogliono partecipare per quanto possibile a simili eventi, e dare anche in qualche modo il loro appoggio a questa giovane coppia che, in certo senso, rappresenta le aspirazioni di tutti i nuovi sposi del mondo.

Infine, un’indagine ha rivelato che il 73 per cento della popolazione del Regno Unito è a favore della monarchia. Il matrimonio di Will e Kate avrà sicuramente rinsaldato questo livello di consenso. Per la monarchia britannica il matrimonio è stato la migliore pubblicità possibile. Per chi fa tifo per una repubblica nel Regno unito, un giorno da dimenticare.