Un sorriso per il signor Gelindo

Il signor Gelindo, che vende giornali all’edicola, è un brontolone, questo lo capiva bene Paolo. Brontolava se pioveva perché si bagnavano le riviste, brontolava se era sereno, perché c’era bisogno della pioggia per l’orto. Brontolava perché c’era freddo, brontolava perché c’era caldo. Si lamentava il lunedì, si lamentava il sabato, ma anche il mercoledì e il venerdì. P a o l o non sapeva se il signor Gelindo brontolava anche di dom e n i c a , p e r c h é non c’era la scuola e quindi non andava vicino all’edicola, alla fermata dello scuolabus. Ma gli altri giorni sì. E se lo scuolabus tardava, Paolo soffriva. Era ormai un ragazzetto di terza classe e la cosa del brontolamento quotidiano non gli andava proprio giù, primo perché il latte del mattino si fermava fastidiosamente a sentire tutto quel brontolio, secondo perché gli faceva proprio pena quel signor Gelindo! Così pensò che se gli avesse fatto riempire la bocca di altre parole, forse il signor Gelindo si sarebbe dimenticato di brontolare. Bella giornata signor Gelindo, dove abita lei?. Niente da fare, quel mattino il signor Gelindo brontolò per il costo dell’affitto dell’appartamento e per il venticello che gli scompigliava le pagine delle riviste esposte. Signor Gelindo, sta bene suo figlio?. Ma anche quel giorno il figlio era in ritardo, come tutti i giovani senza spina dorsale, disse brontolando! Signor Gelindo andrà in ferie per Pasqua?. Ma anche la Pasqua aveva bisogno del suo angolo di insoddisfazioni e brontolò a lungo, fino all’arrivo del pulmino. Insomma, il signor Gelindo era irrecuperabile. Ma se Gelindo era brontolone, Paolo era felicemente testardo. Così, prima delle vacanze pasquali, Paolo decise che c’era un solo modo per salvare il signor Gelindo: non fare nulla o, meglio, sorridere solamente, sorridergli con affetto. Il resto sarebbe venuto dopo, forse… E Paolo tentò l’avventura piccola piccola del sorriso, che non costa niente, proprio niente, ma pare faccia piccoli miracoli. Ehi, Paolo, come va oggi?. Il bambino rispondeva con il più bel sorriso che aveva, anche se era giorno di verifica di geografia o di matematica… Bel tempo oggi, vero?, sussurrò una mattina luminosa il signor Gelindo, dopo aver rallegrato l’angolo dell’edicola con il sorriso di quel ragazzetto. Quando Paolo ebbe l’influenza, il signor Gelindo s’intristì un poco e quando il bambino tornò alla fermata dello scuolabus, si sentì dire: Meno male, ci siamo rimessi in salute, eh? Si sentiva la tua mancanza… . E poi il signor Gelindo gli stese un ampio sorriso. Salve Gelindo, siamo allegri anche oggi, vedo!. Era il signor Arturo, che tutte le mattine comprava il suo fedele quotidiano. Qualcosa stava cambiando: se brontolava, lo faceva per poco tempo, davvero, e sembravano più numerosi anche i clienti. Vengo volentieri da lei signor Gelindo, perché mi mette di buonumore! , aveva osservato la signora Cecilia. Ha fatto una cura speciale? Mi dica, mi dica…. Oh, solo qualche sorriso prima e dopo i pasti, signora Cecilia. Paolo guardò divertito il signor Gelindo: davvero il sorriso fa miracoli. Quando in giugno arrivò la fine della scuola, il signor Gelindo consegnò un pacchettino a Paolo: c’erano mazzi delle figurine preferite e gli ultimi numeri dei fumetti dei suoi eroi. Passa a trovarmi quando vuoi, gli disse un po’ emozionato, mi trovi sempre qui all’edicola!.

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