Un sondaggio sull’Europa vera e accogliente
L’Europa vive un tempo di grande travaglio. Sembrano affermarsi i populismi distruttivi, che puntano a destabilizzare l’intera Europa in nome di una cultura della paura, che fa dei migranti i veri nemici da colpire in ogni momento.
C’è uno scialo di odio, che vorrebbe incendiare le città, le regioni, gli Stati europei. È un odio rumoroso, come una valanga, che sembra travolgere tutto e tutti. Viene meno la ragione, e una paura angosciata sembra alimentare qualunque conflitto. Ma è davvero questo il sentire dell’Europa e dei cittadini europei? Non potrebbe invece essere una minoranza chiassosa a imporre la prospettiva della guerra, a chiedere di costruire muri, fili spinati, paure che destabilizzano i cuori e che imprigionano le nostre intelligenze?
L’Eurobarometro, organo della commissione europea, che fa sondaggi sui temi più importanti dell’Europa, ha pubblicato il 29 febbraio un sondaggio sulla cooperazione internazionale, dagli esiti assolutamente sorprendenti, che rovesciano luoghi comuni dei populismi. Ci saremmo aspettati, a causa della crisi economica, una diminuzione dell’impegno finanziario a sostegno della cooperazione internazionale.
Per esempio, tutte le regioni italiane hanno ridotto in questi anni fortemente il sostegno alla cooperazione, con la giustificazione che i cittadini guardano ai problemi delle loro città e dei loro territori e dunque chiedono di tagliare i finanziamenti ai programmi di cooperazione.
Abbiamo sentito molti ragionamenti di questo genere: si danno soldi ai migranti e si trascurano i poveri di casa nostra. Prima di pensare agli altri, dobbiamo pensare a quelli di casa nostra. Abbiamo visto trasmissioni televisive che campavano su questi luoghi comuni, al punto da diventare egemoni nel dibattito sui media.
Bene, ecco i risultati del sondaggio di Eurobarometro, uscito alla fine di febbraio e dunque recentissimo (i dati sono stati raccolti nei 28 Paesi dell’Unione fra novembre e dicembre del 2015) e al tempo stesso assolutamente autorevole. In Europa quasi 9 cittadini su 10 sono favorevoli agli aiuti allo sviluppo, la media più alta degli ultimi 6 anni. In Italia è il 90% che ritiene utile sostenere lo sviluppo.
Il 69% sostiene che combattere la povertà nei Paesi in via di sviluppo deve essere una priorità dell’Unione Europea. E il 52% degli intervistati ritengono che l’Europa e i propri governi debbono mantenere le promesse e incrementare l’aiuto verso i Paesi poveri. Anche il governo italiano si è mosso in questa direzione, capendo che qui si gioca una grande partita culturale e politica. Altro che populismi, i cittadini europei mostrano una grande visione, che va oltre i qualunquismi, i nazionalismi, i razzismi che vogliono incenerire l’Europa.
Mostrano una cultura della mondialità che gli amministratori e i politici talora sembra non abbiano, tutti presi a tagliare i fondi alla cooperazione, sperando così di trovare un consenso elettorale che si allontana da loro per insipienza, per incapacità, per superficialità, per poca credibilità personale.
7 cittadini su 10 vedono nell’aiuto allo sviluppo un modo positivo per rispondere al tema delle migrazioni. Pare importante cogliere una corrispondenza tra i fondi della cooperazione e le politiche migratorie, ma bisogna anche con coraggio dire che i fondi della cooperazione sono come un segno, un'anticipazione, un orientamento di una politica che ha bisogno di ben altri investimenti.
Bisogna investire nel continente africano, allo stesso modo in cui si investe in Europa, se si vuole che i 53 Paesi africani siano capaci di fare un salto di qualità e siano capaci di intraprendere la strada dello sviluppo sostenibile. L’Italia e il suo governo parlano di “Migration compact”, a indicare una strategia di lungo periodo e di grandi risorse.
Qualcuno parla di Bonds per l’Africa, proprio a indicare un coraggioso cambio di passo. Per ora la commissione europea non sembra prendere quella direzione. Ma è questa la via, che vuole affrontare insieme la bomba demografica e il sottosviluppo dell’Africa. Le Ong sono come uno stimolo, ma ci vuole ben altra misura e ben altre strutture, se vogliamo che l’Africa diventi protagonista del suo futuro, se vogliamo dare risposte strutturali alle migrazioni, sia in Africa che tra Africa ed Europa.
Il 41% ritiene che il problema della pace e della sicurezza sia la sfida più urgente per i Paesi in via di sviluppo, davanti alla sanità e all’educazione, che si attestano al 34%. In altri termini i cittadini europei pongono la questione della pace come questione dirimente, come questione necessaria per costruire la via dello sviluppo e del progresso dei popoli.
I cittadini europei capiscono che la vera e prima sfida è la pace. Questo lo dicono le guerre in atto, dalla Libia all’Iraq, alla Siria, alle guerre a bassa intensità dell’Africa. Questo lo conferma una visione di orizzonte, che va oltre le antiche teorie “sviluppiste” delle Ong, che rimangono prigioniere di una visione “economicista” che trascura la grande questione della pace. Se vogliamo governare e gestire il problema delle migrazioni in Siria e in Libia, al primo posto non stanno piccoli o medi progetti di cooperazione, ma la ricerca sapiente della pace, puntando al dialogo, alla riconciliazione, alle soluzioni possibili, non aiutando la fuga dai Paesi, ma aiutando i molti a restare.
Il 52% è disponibile a fare qualcosa di personale per combattere la povertà e contro l’ingiustizia, dal pagare di più i generi alimentari dei Paesi del Sud al sostegno alle ong (il 33%). Il dato è interessante perché mostra che i cittadini europei sono pronti a impegnarsi in prima persona.
Il sondaggio ci consegna un'Europa della pace e della solidarietà, ben diversa da quella barbara e incattivita, che ci raccontano i populismi. Forse qualcuno potrebbe dire che i risultati elettorali nei vari Paesi indicano i populismi e la loro forza e non la solidarietà e l’accoglienza. Ma il discorso ci porterebbe sulla politica, sui suoi fallimenti, sulle sue ipocrisie, sulla sua perdita di credibilità. La politica dei tagli alla cooperazione non solo è una politica asfittica, ma è contestata e rifiutata dalla stragrande maggioranza dei cittadini europei.
Ma questo è un altro discorso, che avremo tempo di fare. Oggi ci gustiamo questa Europa pacifica e solidale, che non viene meno alla sua accoglienza e che sa chiedere perdono di fronte alla guerra e alla povertà.