Un sinodo pan-ortodosso scosso, ma ancor vivo

Inizia la più importante assise da mille anni in qua delle Chiese ortodosse. L’assenza (per il momento) di Bulgaria, Georgia e Mosca (pesantissima)
Heraclion

Passa quasi sotto silenzio, a parte un documentato e bellissimo articolo di Antonio Melloni su la Repubblica, l’inizio del sinodo pan-ortodosso a Creta, proprio nella giornata della Pentecoste ortodossa. La stampa italiana, compresa tanta parte di quella cattolica, sembra in qualche modo snobbare un’assise che, malgrado le defezioni dell’ultima ora di alcune Chiese autocefale, cioè indipendenti (Bulgaria e Georgia, seguite dalla Russia, ma col “rientro” dei serbi che avevano minacciato di non prendere i biglietti per Chania), mantiene una sua importanza storica.

 

In effetti non si sa come inizierà e come proseguirà l’appuntamento nell’isola di Creta, visto che il mondo ortodosso ha movimenti lenti e meditati (ci sono voluti più di ottant’anni di riunioni per arrivare a questo appuntamento), ma anche accelerazioni e “invenzioni giuridiche” che gli hanno sempre permesso di sopravvivere nonostante le divisioni e le continue querelle.

 

La palla è ora nel campo di Bartolomeo I. Il patriarca saprà gestire con il suo consueto aplomb e con l’intelligenza dello spirito che lo contraddistingue la grave situazione creatasi nelle ultime convulse giornate. Se la crisi aperta dai bulgari dopo gli accordi sottoscritti da tutte le 14 Chiese invitate, forse in un’azione idealmente congiunta con Mosca, concerne alcune frasi dei documenti che verranno affrontati a Creta, in particolare quelli riguardanti il rapporto con le altre Chiese cristiane, è evidente come la presidenza del patriarca ecumenico di Costantinopoli debba trovare un escamotage per evitare che la rottura diventi effettiva e non procedurale, perché nessuna delle parti si senta offesa.

 

A Heraclion e Chania non è in gioco solo l’armonia infra-ortodossa, ma pure tutto l’insieme delle relazioni all’interno del mondo cristiano. Francesco ha fatto la sua parte per favorire il buon svolgimento del sinodo, così come altri leader cristiani, consapevoli della necessità, soprattutto, della preghiera profonda che deve legare le diverse anime della cristianità. Ora, nel giorno dello Pentecoste orientale, la parola passa allo Spirito Santo, se lo si vorrà ascoltare.

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