Un sinodo per allargare gli orizzonti

I nostri giovani, ha detto il papa nella celebrazione eucaristica di apertura, saranno capaci di profezia e di visione nella misura in cui noi, ormai adulti o anziani, siamo capaci di sognare e così contagiare e condividere i sogni e le speranze che portiamo nel cuore.

Con la messa presieduta il 3 ottobre da papa Francesco in Vaticano si sono accesi i riflettori sul Sinodo 2018. Un evento tanto atteso dai giovani di tutto il mondo, che ha avuto una preparazione del tutto inedita e originale. Presenti, per la prima volta, anche due vescovi dalla Cina continentale. «La comunione dell’intero Episcopato con il successore di Pietro è ancora più visibile grazie alla loro presenza», ha detto, commosso, il papa.

Nell’omelia la preghiera allo Spirito Santo, affinché accompagni i lavori del Sinodo e possa risvegliare «la capacità di sognare e sperare. Perché sappiamo – ha spiegato il pontefice – che i nostri giovani saranno capaci di profezia e di visione nella misura in cui noi, ormai adulti o anziani, siamo capaci di sognare e così contagiare e condividere i sogni e le speranze che portiamo nel cuore».

Grandi speranze e un costante monito alla docilità. In primis, verso l’azione dello Spirito Santo affinché conceda la grazia di non farsi condizionare dai profeti di sventura né dai limiti personali, ma di lasciarsi infiammare il cuore per seguire le sue vie, per gustare il vino nuovo che il Signore ha preparato per la sua Chiesa. «Uniti nella speranza cominciamo un nuovo incontro ecclesiale capace di allargare orizzonti, dilatare il cuore e trasformare quelle strutture che oggi ci paralizzano, ci separano e ci allontanano dai giovani, lasciandoli esposti alle intemperie e orfani di una comunità di fede che li sostenga, di un orizzonte di senso e di vita».

La speranza interpella ciascuno, rompe gli schemi del “si è sempre fatto così”, spinge a guardare oltre, a puntare in alto. I giovani hanno bisogno di non essere lasciati soli davanti alle situazioni di precarietà, di violenza, di esclusione, esigono una “dedizione creativa”. «I giovani, frutto di molte delle decisioni prese nel passato, ci chiamano a farci carico insieme a loro del presente con maggior impegno e a lottare contro ciò che in ogni modo impedisce alla loro vita di svilupparsi con dignità», avverte papa Francesco.

Bishops attend a Mass for the opening of a synod, a meeting of bishops, in St. Peter's Square, at the Vatican, Wednesday, Oct. 3, 2018. The synod is bringing together 266 bishops from five continents for talks on helping young people feel called to the church at a time when church marriages and religious vocations are plummeting in much of the West. (AP Photo/Alessandra Tarantino)
(AP Photo/Alessandra Tarantino)

Poi, l’appello all’unità, a lavorare per il maggior bene dei giovani. Tra i partecipanti al Sinodo, questo è l’auspicio, ci sia quella comunione e unità di intenti che fa considerare l’altro superiore a se stesso, che spinge a non restare arroccati sulle proprie opinioni, a non rimanere bloccati dalle proprie convinzioni che rischiano, poi, di non corrispondere alla realtà della gente: «Il dono dell’ascolto sincero, orante e il più possibile privo di pregiudizi e condizioni ci permetterà di entrare in comunione con le diverse situazioni che vive il popolo di Dio. Ascoltare Dio, per ascoltare con Lui il grido della gente; ascoltare la gente, per respirare con essa la volontà a cui Dio ci chiama».

Infine, nell’affidare il mandato ai padri sinodali, il ricordo del messaggio di Paolo VI ai giovani al termine del Concilio Vaticano II e il monito a non tradire quella missione che fu affidata loro al tempo della giovinezza.

“Padri sinodali, ha concluso il papa, la Chiesa vi guarda con fiducia e amore”… è l’augurio che tutti abbiamo nel cuore.

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