Un sindaco fuori dal comune

Buone pratiche per mettere in rilievo la centralità della famiglia a Castelnuovo del Garda (Verona).
Maurizio Bernardi

Erano 9 mila e 300 gli abitanti nel 2004. 12 mila e 500 nel 2010. Siamo a Castelnuovo del Garda, in provincia di Verona. Un comune virtuoso, protagonista di un formidabile incremento demografico. Il sindaco, ing. Maurizio Bernardi, ha infatti intrapreso un percorso di buone pratiche a favore della famiglia.

 

Nella famiglia lei ci crede?

«Sia io che mia moglie Carla abbiamo avuto dei genitori straordinari. Ci hanno trasmesso un naturale senso di riconoscenza da trasferire ai nostri figli e alle nuove generazioni. Siamo partiti dal mondo dell’affido e dell’adozione. Nel 1993 abbiamo preso in affido due sorelle e sette anni dopo sono rimaste con noi per sempre nella forma dell’adozione. Conoscere la situazione di famiglie in difficoltà è stata la molla per cercare delle soluzioni perché questo non accada».

 

Come inizia la sua avventura politica?

«Comincia dall’asilo. Quando il nostro figlio naturale ha cominciato a frequentare la scuola materna, è stato quasi un obbligo occuparsi della scuola dell’infanzia. All’interno della scuola, sono stato presidente del Consiglio di circolo cercando di fornire degli strumenti ai genitori per affrontare questa società così complessa e influenzata da modelli culturali di riferimento che remano contro la famiglia. Nel 1994, poi, c’è stato un convegno dove il sociologo Pierpaolo Donati parlava di cittadinanza della famiglia. Lì ho capito che la famiglia, oltre ad avere un ruolo privato, ha un ruolo sociale fondamentale».

 

E la candidatura a sindaco?

«Da tempo mi richiedevano di candidarmi. Mi sono deciso nel 2002 preparando una squadra amministrativa formata da cittadini impegnati nelle forze politiche, ma la maggioranza proveniva dalla società civile: parrocchia, associazioni sportive e di volontariato sociale. Si è creato uno spirito di partecipazione e di studio del territorio che ha consentito di stilare un programma elettorale che nasceva dal basso. Solo nel 2004, dopo due anni di preparazione, sono stato eletto sindaco».

 

Al centro del programma vi erano le politiche familiari?

«Certo! Perché le politiche familiari abbracciano tutta l’attività amministrativa con interventi diretti e indiretti. Tutto ha incidenza sulla famiglia, dall’urbanistica all’ecologia, dalla cultura al tempo libero».

 

Definita la centralità della famiglia, avete ideato un Piano integrato delle politiche familiari.

«È un progetto complesso e multidisciplinare suddiviso in dieci macroaree con 108 progetti. Per fare un solo esempio: aiutiamo le coppie che si sposano e le famiglie che hanno necessità di cambiare casa per l’arrivo di un figlio in più o per accogliere i genitori anziani. Abbiamo concordato con le banche del territorio di far azzerare tutte le spese relative al cambio di mutuo o all’attivazione. Inoltre per tre anni una rata, ogni anno, è pagata dalla banca e una dal comune. È un contributo che consente di pagare due rate in meno per i primi tre anni, sperando che poi, nel tempo, le famiglie si rafforzino».

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