Un segno di speranza dalla tragedia
Gli Usa e in particolare lo Stato del Colorado sono ancora sotto choc per la sparatoria di qualche giorno fa ad Aurora, dove il ventiquattrenne James Holmes ha ucciso dodici persone, ferendone una sessantina. Sono fatti che continuano a ripetersi con una cadenza preoccupante negli Usa, sconvolgendo l’opinione pubblica e lasciando un segno spesso indelebile non solo in chi ha avuto i propri cari fra le vittime, ma anche nella sensibilità di milioni di persone.
La tragedia ha avuto un impatto anche sulla campagna elettorale, ormai lanciata verso le elezioni presidenziali del prossimo novembre. Entrambi i candidati, a cominciare dal presidente Obama, hanno dovuto lasciare le zone dell’America in cui si trovavano e hanno rilasciato dichiarazioni rivolte sia ai parenti delle vittime che al Paese intero. Il presidente Obama ha trascorso la giornata di domenica con le famiglie delle vittime e dei feriti e ha commosso molti dei presenti raccontando la storia di Allie, ferita al collo, e condannata a morire, e di Stephanie, che l’ha salvata mettendo a rischio la propria vita, riuscendo con la mano libera a lanciare l’allarme con il suo cellulare. Il tutto mentre Holmes continuava a sparare. «Riflettiamo sui giovani americani – ha invitato Obama – come Allie e Stephanie: perché rappresentano la parte migliore di noi».
All'indomani della tragedia, nei luoghi di culto di qualsiasi denominazione, in ogni parte degli Usa, si è pregato per le vittime e in questi giorni si sono tenuti un’infinità di servizi religiosi per ricordare chi è caduto in modo così assurdo.
Come anche gli organi di stampa hanno ampiamente sottolineato, il problema più grave resta quello della facilità con cui negli Stati Uniti si può entrare in possesso di armi. Un maggiore controllo sulla loro vendita rimane problematico a causa del potere e dell’influenza che le lobby dell’industria delle armi hanno per via dei finanziamenti che garantiscono ai politici di diverse tendenze.
Ci sono, tuttavia, anche segni di speranza. Uno particolarmente significativo è quello che i lettori del Denver Post hanno potuto leggere sul loro quotidiano. Vale la pena riportarne alcuni stralci perché aiuta a non perdere la fiducia nell’uomo e a continuare a credere che sia possibile considerare tutti parte della stessa famiglia.
«[…] L’amore è più organizzato degli atti di violenza. L’amore ha cellulare e ambulanze, infermieri e dottori, poliziotti e gente capace di rispondere a ogni emergenza. L’amore ha infermiere pronte a saltar giù dal letto nel cuore della notte e, lasciati i bambini a parenti o vicini di casa, a correre a salvare la vita di qualcuno che non hanno mai incontrato prima. Deve essere desolante essere James Holmes, che spende troppo tempo della propria vita a pianificare un atto che lo farà restare solo per il resto della sua esistenza. Per tutti noi, invece, la vita è ancora piena di persone. […] Siamo una squadra capace di volerci bene reciprocamente. […] James Holmes si è preso 12 vite, ma l’amore ne ha salvate 58. Poliziotti arrivati sulla scena del delitto nel giro di qualche minuto, sconosciuti che portavano altri a loro sconosciuti, infermieri e dottori che si sono attivati in tutti i punti della città . […] La meraviglia della notte scorsa non è che un uomo pieno d’odio ha ucciso 12 persone, ma, piuttosto, che un Paese pieno d’amore è riuscito a salvarne 300 milioni. […] Molti hanno pensato di chiudersi in casa e chiedersi: “Come rispondere?”. La risposta è: con l’amore. Siamo chiamati a rinnovare il nostro impegno a realizzare un numero infinito di atti di gentilezza per fare dell’America un tessuto impossibile da sfilacciare. […] Fra cinquantenni in un cinema di Aurora, uno dei sopravvissuti della notte scorsa, sarà, forse, in coda, per comprare il pop-corn. Racconterà che si trovava al Teatro 9 in quella terribile serata dell’estate 2012. Senza spiegazioni, un estraneo si volgerà verso di lui e, abbracciandolo, gli dirà: “Sono felice che ce l’hai fatta”. […] Restituisci l’amore – conclude la lettera del lettore di Denver – abbiamo già vinto!».
Chi ha scritto queste righe non è solo un uomo di Denver, è anche un senatore degli Stati Uniti. Nonostante la tragedia, qualcuno ha il coraggio di guardare avanti.