Un secolo di bellezza

Il Museo civico archeologico di Fiesole compie cent’anni. La storia e l’arte di un territorio racchiusi in un contenitore esemplare, oggi al passo coi tempi
Museo civico archeologico di Fiesole

Sia che lo pronunci Fiesole, sia Faesulae in latino o Visul in etrusco, il nome di questa città di antichissime origini ti scivola in bocca ch’è un piacere: suona morbido come i profili dei colli gemelli di San Francesco e Sant’Apollinare su cui la città è pigramente distesa, come pure degli altri intorno che le fanno da riposante scenario: colli ricoperti da ulivi, cipressi e alberi caducifoglie, in mezzo ai quali occhieggiano talvolta villini civettuoli.

Incastonata in questo paesaggio di rara bellezza, Fiesole dà il meglio di sé: tanto più in questa mattina soleggiata con un cielo d’azzurro purissimo screziato di candide nuvole, come in un dipinto di Piero della Francesca. E intanto, dopo essermi rifatto occhi ed anima con le collezioni d’arte toscana dal Medioevo al Rinascimento del Museo Bandini, m’affaccio dalla terrazza davanti al Museo civico archeologico. Da qui lo sguardo spazia libero per tutta la valle del Mugnone, soffermandosi prima su quel Monte Senario celebre per il suo eremo, la cima coperta da rigogliose abetaie, per poi rivolgersi in basso, verso le gradinate dell’antico teatro e gli altri resti monumentali pur essi immersi nel verde: terme, strade, mura, un edificio templare, tombe… una parte cospicua dell’antica Fiesole, che ha cominciato a ritornare alla luce già verso la fine del Settecento ed abbraccia una lunga storia, comprendendo l’epoca etrusca, romana e longobarda.

Indescrivibile è la suggestione che emana da questo parco di tre ettari disteso sul declivio della collina e su una spianata ineguale: tra i primi esempi, in Italia, di area archeologica con visita a pagamento per destinare i proventi al mantenimento e restauro dei monumenti e a nuove ricerche, esso si segnala fra l’altro per essere accessibile anche ai disabili grazie ad appositi percorsi.

La visita si completa al Museo civico archeologico, luogo della memoria di questo territorio e vero contenitore di bellezza, che festeggia il suo primo centenario. L’edificio, infatti, riproducente un tempietto ionico, venne inaugurato il 7 giugno 1914. Una curiosità: il suo architetto, il senese Enzo Cerpi, si ispirò al Museo di scultura antica realizzato a Roma nel 1906 da Koch e demolito nel 1938 per far posto ad una strada.

Dalla fondazione ad oggi, molte cose sono cambiate in questa struttura, che ha conosciuto vari ampliamenti degli spazi e riordini delle sue crescenti collezioni, fino alle modifiche più recenti, che hanno visto incrementare l’interesse del pubblico. Da quest’anno, inoltre, il visitatore può usufruire di postazioni multimediali che, descrivendo i luoghi, li rappresenta così come dovevano essere in origine e ne fa rivivere la funzione attraverso rese grafiche virtuali dei monumenti.

Un centenario è una data importante che viene celebrata, fra l’altro, da una notevole pubblicazione curata dal direttore del Museo, Marco De Marco: "Un secolo di bellezza" (Ed. Polistampa), che ripercorre la storia degli scavi fiesolani e del Civico archeologico, di cui illustra le collezioni, soffermandosi sui reperti più significativi e di maggior pregio.

Si va dalle stele funerarie, urne cinerarie, sculture templari e bronzetti votivi di età etrusca, tra cui spicca per rarità il grande torso bronzeo di una lupa di tipo capitolino, forse parte di un gruppo con Romolo e Remo poppanti, alla ricca serie di ceramiche etrusche, italiche o di importazione greca della Collezione Costantini, all’importante medagliere. L’epoca romana è rappresentata dai raffinati rilievi marmorei che ornavano il teatro e dai molti ritratti e statue della Collezione Albites, fra cui ammirevoli per la particolare acconciatura i busti di Vibia Sabina, moglie di Adriano, e di sua sorella Vibia Matidia. Mentre esemplifica l’epoca longobarda la ricostruzione integrale di una tomba coi resti del defunto e il suo corredo. Questo per limitarsi ad una  carrellata sommaria.

Ma il Museo non può rimanere fermo ad una ricorrenza per quanto significativa, deve necessariamente proiettarsi verso il futuro. «Ora è tempo – sostiene il direttore De Marco – di definire davvero un progetto complessivo di nuovo allestimento che sviluppi l’idea di un Museo civico archeologico come Museo della città, un museo cioè che, pur nella consapevolezza di dover mantenere le proprie caratteristiche di fondo ormai storicizzate, conservi, esponga e valorizzi i documenti materiali della storia e delle trasformazioni di Fiesole nel tempo».

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