Un Sanremo per tutti?

L’imminente Festival della Canzone Italiana segna il cambio della guardia alla guida, da Amadeus a Carlo Conti, ma sarà una vetrina nel segno della continuità e dell’appeal transgenerazionale

Da martedì si parte: con una prima serata che si preannuncia interminabile, giacché gli stakanovisti del festival più chiacchierato d’Italia si sorbiranno tutte le 29 canzoni in gara quest’anno; una quarantina gli artisti che sfileranno sul palco dell’Ariston, senza contare i vari superospiti (il primo sarà Jovanotti).

Fra i partecipanti alla disfida due band e due duetti: la più giovane è la diciottenne Sarah Toscano, il più anziano l’immarcescibile Massimo Ranieri che potrebbe tranquillamente esserle nonno. Anche da questo s’evince la smania carlocontiana di proseguire sul solco ecumenico dei suoi ultimi predecessori.

Quattro partecipanti l’hanno già vinto (Ranieri, Giorgia, Cristicchi e Gabbani), mentre 8 saranno gli esordienti; la veterana è Marcella Bella, al suo nono Festival. A votarli, tre giurie (televotanti, sala stampa, le radio accreditate) con un regolamento ogni anno più complicato nella pia illusione di evitare intrallazzi o complottismi.

Probabile che anche quest’anno le vibrazioni migliori arriveranno nella serata di venerdì, dedicata alle cover (esibizioni che però quest’anno avranno solo una votazione a sé e non concorreranno alla classifica finale). Ma altri momenti molto attesi saranno il duetto pacifista su Imagine dell’israeliana Noah e la palestinese Mira Awad collocato furbescamente nella prima serata.

Quanto alla kermesse, a partire coi favori dei pronostici è Giorgia, ma molti scommettono che, al di là dei verdetti, a lasciare il segno saranno Olly e la sua scanzonata Bastarda nostalgia, Brunori Sas con L’albero delle noci, e soprattutto Cristicchi con l’intensa Quando sarai piccola: rari gioielli in un Festival che comunque, quanto ai testi (in buona parte già stroncati dall’Accademia della Crusca), rispecchia con la consueta superficialità i travagli di questo presente: tra sparute speranze, le solite overdose d’amore, citazioni a carrettate (di personaggi, luoghi e canzoni) e tante tante nostalgie.

A condire il tutto, qualche polemichetta (l’autoesclusione di Emis Killa e quella minacciata di Fedez sono stati solo l’antipasto in questo impero del gossip e delle zizzanie che è il festivalone nostro), ma soprattutto lo strabordare dei social e dei meme, dell’ipertrofico Fantasanremo, e i soliti buonismi per sistemarsi la coscienza. Buon divertimento: agli aficionados e anche ai detrattori.

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