Un rating per la legalità

Firmato dal ministro dell’Interno e dal presidente di Confindustria il progetto "Caltanissetta e Caserta sicure" in prospettiva di una certificazione etica per chi denuncia il racket
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«È stata una lunga marcia nel deserto». Così ha iniziato il suo discorso Anna Maria Cancellieri, ministro dell’Interno. La frase si riferiva al periodo, otto anni or sono, in cui era prefetto di Catania e sindaco di Gela era Rosario Crocetta (oggi eurodeputato), uno dei sindaci più esposti nella lotta contro la mafia. «Pregavo il Signore – confida la Cancellieri – che non lo uccidessero».
 
Otto anni e sembra sia passato un secolo. E in questi otto anni c'è stata la svolta di Confindustria Sicilia che ha allontanato i collusi: una rivoluzione non sempre capita e non sempre condivisa. Va dato atto che, proprio a Caltanissetta, la magistratura ha saputo dare una mano davvero imponente alla riscossa contro la mafia, grazie al procuratore generale Roberto Scarpinato, al procuratore capo Sergio Lari (non dimentichiamo che proprio  Caltanissetta ha indagato sulla morte di Falcone e Borsellino) e all’attuale procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, già procuratore a  Reggio Calabria e originario di San Cataldo, paese proprio in provincia di Caltanissetta.
 
Nei mesi scorsi, proprio a Caltanissetta ho avuto un bellissimo incontro con i ragazzi della scuola di formazione politica del Movimento politico per l’unità sul tema della legalità. Questi appuntamenti fecondano le nuove generazioni e preparano la fine della «lunga marcia nel deserto». Insieme a un magistrato in prima linea, Giovanbattista Tona, si è testimoniato una forte sintonia di ideali e di contenuti.
 
Oggi giungono i primi risultati. L’istituzione della zona franca della legalità con abbattimento delle imposte e un provvedimento che, come ha anticipato il ministro Cancellieri, dovrebbe prevedere un «rating di legalità per le imprese», una sorta di certificazione da attribuire a quelle imprese che denunciano le collusioni e il racket. Le imprese che denunciano avranno percorsi  privilegiati in rapporto alla loro collaborazione con magistrature e forze dell’ordine.
 
Il 27 febbraio scorso, i vertici di Confindustria e il ministro dell’Interno hanno firmato a Caltanissetta il protocollo che dà l’avvio al Programma operativo nazionale sicurezza a Caltanissetta e Caserta. La conclusione di un percorso che anche da queste colonne era stato annunciato  nell'articolo Una zona franca per la legalità. Quale messaggio trarre? Caltanissetta e la Sicilia, conosciute nel mondo per l’illegalità e la mafia, oggi si propongono – meritatamente – come modello nazionale da imitare, capace di attrarre investimenti. In buona sostanza la legalità come motore di sviluppo. La legalità – come abbiamo già scritto – capace di “stare” sul mercato e competere, anche economicamente, con l’illegalità.
 
La difficile esperienza vissuta dalla Sicilia, in questi anni, inizia a dare i primi frutti. Frutti dovuti anche al sangue dei martiri, che inizia a fecondare vite e coscienze. Come spesso accade, laddove si è raggiunto il massimo delle barbarie e dell’inciviltà, proprio da lì spesso parte la rinascita, anche di un’economia che speriamo sia sempre di più civile. Forse dovremmo recuperare una dimensione nazionale ed europea della lotta alla mafia e all’illegalità, perché senza questa battaglia è difficile ipotizzare la crescita dell’economia. E questo in Sicilia come in Lombardia, come in Toscana o in Germania.

«La lotta alla mafia non è solo un fatto etico, ma anche economico», ha detto il presidente di Confindustria Agrigento, Giuseppe Catanzaro, ed è una dichiarazione che dovrebbe far tremare i polsi soprattutto agli imprenditori del Nord Italia dove l’infiltrazione di ’ndrangheta e mafie è un tema serio e urgente. Lo scioglimento in questi giorni del comune di Ventimiglia in Liguria per mafia è indicativo.
 
Antonello Montante, delegato del presidente di Confindustria per la legalità, ha dichiarato a proposito del "rating della legalità": «Non so se diventerà legge, ma una cosa voglio dirla: non è una norma antimafia, ma una norma che mette in condizioni gli imprenditori di accedere più facilmente al credito. Con il rating più alto si può salvare un’azienda e salvare tanti posti di lavoro».
 
Pensando ai lavori del primo laboratorio di economia civile, svoltosi ad Avola il mese scorso, penso necessaria una provocazione: il grande capitale umano e di intelligenze rappresentato dal  mondo dell’economia civile in Italia è pronto a raccogliere la sfida di un ragionamento sul «rating della legalità», contribuendo a dare sostanza ed esperienze a questa bella stagione che parte dalla Sicilia? Personalmente sono convinto che non possa esserci altra strada. Il resto verrà da sé.

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