Un prigioniero volontario

Padre Andrés Fernandez Pinzon lavora come cappellano nelle carceri della Colombia. Ora un premio. La notizia su "Ciudad Nueva" di Bogotà.
Carceri

Da adolescente padre Andrés frequentava il carcere come unico “prigioniero volontario”, a differenza di chi stava dentro contro la propria volontà, per colpe commesse o incarcerato ingiustamente. Verso gli uni e gli altri padre Andrés Fernández Pinzónè un amico, un confidente fino ad essere la loro “coscienza”. Avverte la sua vocazione da studente delle superiori e sebbene fosse attirato dal volontariato nel mondo penitenziario, terminati i suoi studi, entra in seminario. Anche da sacerdote continua la sua opera e, dopo la sua esperienza quarantennale accanto ai carcerati, è convinto che questa sia stata come un secondo seminario che all’inizio lo ha terrorizzato. Un’esperienza dura, intensa, di vita reale, in cui ha sperimentato la miseria e la fragilità umana e, allo stesso tempo, la misericordia di Dio.

Comincia la sua attività in un antico e mal tenuto carcere di La Ceja, Antioquia, fino al grande carcere nazionale di Bogotà, venendo a contatto e conoscendo profondamente le storie personali e il disagio di migliaia di persone, ognuna diversa, ognuna con un dramma da condividere. Quarant’anni di servizio nel silenzio che non sono però passati inosservati e lo scorso settembre Benedetto XVI lo ha ricevuto in udienza a Roma come uno dei vincitori del Premio Van Thuan.

 

Il riconoscimento viene conferito dalla fondazione San Matteo, istituita nel 2007 in memoria del cardinale vietnamita François Xavier Nguyen Van Thuan, ex presidente del Pontificio consiglio della Giustizia e della Pace, grande amico dei Focolari, morto nel 2002 e di cui è in corso la causa di beatificazione. Il premio vuole sottolineare l’impegno di chi lo riceve a favore della difesa della dignità e della centralità della persona umana. Padre Fernández riceve il riconoscimento come coordinatore del progetto Alas della Colombia, che offre un’opera di evangelizzazione ai carcerati, agli ex reclusi e alle loro famiglie.

La situazione delle carceri in Colombia, come in molti altri Paesi, rischia di esplodere per il tasso di sovraffollamento con oltre il 40 per cento di detenuti in eccesso, l’alta recidività, fino al 70 per cento, e la politica repressiva del presidente Alvaro Uribe. Il progetto Alas ha sviluppato una serie di servizi per i prigionieri con una squadra di volontari non retribuiti: medici, dentisti, avvocati che visitano le carceri e forniscono degli aiuti che dovrebbero essere garantiti dallo Stato. È una goccia nell’oceano scaturita dal Vangelo: «Ero in carcere e mi avete visitato».

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