Un presepe attualizzato

Ai personaggi classici della sacra rappresentazione si aggiungono anche i bambini immigrati tra proteste e necessità di rileggere la storia presente
Presepe vivente

Nel 1220 Francesco di Assisi riusciva a coronare il suo sogno di andare in pellegrinaggio nei luoghi della vita terrena di Gesù. Di quei posti Betlemme rimase particolarmente nel cuore del Santo.

Fu nel 1223 che, con il desiderio di vivere e far vivere la nascita di Gesù nel suo tempo, san Francesco organizzò una “rappresentazione viva” dell’evento che ha portato il Cristo sulla terra.

 

A tanti anni di distanza, oggi i presepi riempiono la case di molti nel periodo natalizio. Diventano una possibilità in più per ricordare e per meditare il mistero dell’incarnazione. La questione che però divide gli amanti del presepe è una: il contesto e la scena del presepe devono rimanere quelli della Palestina ai tempi della nascita di Gesù oppure il presepe “funziona” lo stesso anche se viene attualizzato ai tempi moderni? In poche parole: il messaggio del presepe è indipendente dal contesto storico di riferimento?

 

Il teologo Don Alberto Cozzi commentava così sul settimanale della Diocesi Ambrosiana in prossimità del Natale di due anni fa: «L’attualizzazione nei presepi è interessante nella misura in cui il sacro cerca di leggere l’esperienza attuale, cioè di collocare i personaggi di oggi o le figure in relazione al Mistero che è l’aspetto più importante. Se invece si scelgono modelli televisivi dell’effimero, allora il presepe perde il suo significato, anche se l’intenzione di rileggere tutto alla luce del sacro sarebbe positiva».

 

È invece di questi giorni la notizia dell’accusa avanzata da alcuni esponenti del movimento di destra Forza Nuova a don Armando Zappolini,, parroco a Lari in provincia di Pisa, di protagonismo mediatico e di strumentalizzazione del Natale. Il reato del parroco è stato quello di accogliere nel presepe della parrocchia, insieme ai personaggi classici, le schede anagrafiche di tre bambini figli di immigrati che vivono in Italia. La spiegazione di questo gesto viene direttamente dal sacerdote: «Gesù – ha spiegato don Zappolini alla stampa- oggi dovrebbe chiedere il permesso di soggiorno ed è per questo che proponiamo questa iniziativa, visti i tanti casi di giovani nati e cresciuti in Italia, ma da genitori stranieri, che devono rimanere senza diritti».  Don Armando ha lasciato spazio anche per la raccolta firme per la campagna “L’Italia sono anch’io” per la riforma del diritto di cittadinanza.

 

Numerose le reazioni di appoggio all’iniziativa di don Armando, dal presidente della Regione Enrico Rossi all’assessore alla Legalità di Pisa, Gabriele Santoni, fino al Vescovo di San Miniato Fausto Tardelli che rinnova il suo sostegno al parroco.

Dopo quasi 800 anni il presepe sembra quindi essere ancora uno strumento e una voce importante per le nostre comunità sia a livello religioso che a livello sociale

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