Un premio per Google

Il motore di ricerca sarebbe la società tecnologica più verde.
Homepage di Google

Greenpeace ha stilato la sua classifica in merito alle aziende tecnologiche più verdi e Google è al primo posto. Giunta alla quinta edizione, la classifica Cool IT dell’organizzazione ambientalista premia le aziende di information technology più impegnate nella difesa del clima.
Il gigante dei motori di ricerca sale sul podio grazie alla sua politica di salvaguardia del clima. Cisco ed Ericsson sono rispettivamente secondo e terzo classificati. Mentre lo scorso anno al primo posto c'era Cisco, quest'anno Google ha raggiunto la vetta con un punteggio di 53 su 100 grazie agli investimenti sul fronte energetico e alla gestione del raffreddamento dei suoi server.
Questa nuova versione dello studio di Greenpeace classifica 21 aziende del settore IT secondo tre parametri: disponibilità ad assumere impegni e sviluppare soluzioni per ridurre l'impronta energetica, politiche di approvvigionamento energetico e di efficienza, impegno nella promozione delle fonti pulite.
 
«Google – precisa una nota dell’associazione – ha ottenuto la miglior performance soprattutto per il suo sostegno a politiche di salvaguardia del clima sia negli Stati Uniti per l'energia pulita che in Europa per l'innalzamento dei target sulla riduzione dei gas serra dal 20 al 30 per cento al 2020».
Cisco invece si distingue per aver rifornito le proprie infrastrutture a livello globale del 20 per cento di energia da fonti rinnovabili. Interessante l’ascesa dell’azienda giapponese di telecomunicazioni Softbank, che ha sostenuto l'immediato abbandono dell’energia nucleare per abbracciare l’uso di fonti pulite e sicure, dopo la tragedia di Fukushima.
Tutti esempi che dimostrano come i colossi delle nuove tecnologie abbiano le potenzialità per cambiare i modi di produzione e utilizzo dell’energia.
Apple invece, secondo Greenpeace, è un’azienda totalmente disinteressata al riscaldamento globale. La società di Steve Jobs non entra neppure in classifica in quanto secondo Greenpeace «nonostante profitti record ed enorme disponibilità di fondi, non ha mostrato alcuna leadership nel settore energetico né ha deciso di sfruttare opportunità e soluzioni già adottate da alcune aziende concorrenti». Un risultato che lascia stupiti molti fan (come il sottoscritto) della grande mela.
Esclusa dalla classifica anche Facebook, ma il social network si è di recente impegnato a utilizzare energia da fonti rinnovabili. Perciò l’organizzazione ambientalista si riserva di includere Facebook nella prossima classifica.

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