Un premio alla carriera per Liliana Cosi

Il riconoscimento assegnato dal Festival internazionale della cultura di Bergamo. Intervista alla Cosi
liliana cosi e la sua compagnia

Il 1 aprile il 2° Festival internazionale della cultura a Bergamo si è aperto col prestigioso riconoscimento alla celebre ballerina Liliana Cosi. Le abbiamo rivolto alcune domande.

 

Nel Teatro Donizetti, con un pubblico anche giovanile molto folto, le è stato dato questo premio. Cosa ha provato?

 «I riconoscimenti io non li sento tanto come un qualcosa di esclusivamente mio, quanto come delle occasioni per parlare di ciò in cui io credo, per mettere in evidenza tutta l’attività che è stata fatta. Infatti, nell’intervista (di circa 40 minuti, ndr) che il bravo conduttore Max Pavan mi ha fatto, ho voluto rispondere che, a parte la mia carriera, per me era importante mettere in luce la novità di una artista che ha voluto non pensare solo a sé stessa, ma preparare altri dopo di sé e diffondere l’arte, il balletto, al più vasto pubblico. Per me più che puntare alla carriera, è stato fondamentale portare in giro la danza, come ha sempre pensato anche il mio partner Marinel Stefanescu. Mentre mi soffermavo su questi argomenti, ho notato che il pubblico ha applaudito più volte. Credo perciò che la gente abbia piacere di ascoltare qualcuno che ne parla, e ciò mi fa capire che si deve andare avanti in questa direzione».

 

Dopo l’intervista sul palcoscenico, il direttore del festival, Stefano Miceli, le ha consegnato il premio con la motivazione di essere “portavoce e sostenitrice dell’arte e della cultura…per arricchire l’animo umano”…”. 

«L’intervista era intervallata dalla proiezione di alcuni brevi pezzi sulla mia vita artistica, come ad esempio il brano in cui danzavo con Rudolf Nureyev nel Teatro Dieci. Il direttore del festival si è quasi commosso leggendo la motivazione, si vede che la sentiva profondamente. Poi, ho voluto presentare al pubblico alcuni “Passi a due” del grande repertorio, come lo Schiaccianoci, il Don Chisciotte, di Scriabin Alba di pace e armonia – pezzo nato per il trentennale della compagnia –, e infine Primo amore di Liszt. È piaciuto tantissimo, la gente non smetteva di applaudire».

 

Alla fine di questa serata così impegnativa anche emozionalmente, come si è sentita?

«Non saprei, era come se io guardassi tutto da fuori. Ero felice di vedere che le persone apprezzavano soprattutto i nostri ballerini, un fatto che accade sempre più spesso. Ultimamente, abbiamo fatto uno spettacolo insieme ad altre compagnie, come l’Aterballetto. Il brano di Liszt di cui parlavo prima ha avuto una accoglienza straordinaria, anche da parte di personalità dell’ambiente. Infatti, dentro alle persone rimane la sete di bellezza e di purezza. Ora, grazie al rapporto col direttore Stefano Miceli, una persona coraggiosa, mi è stato proposto di tornare a Bergamo l’anno prossimo. Mi ha fatto molto piacere conoscere uno come lui, perché vedo che non siamo soli: perciò si deve tener duro e mettere insieme le persone che la pensano in questa maniera. Perciò credo che il premio rappresenti anche per noi un nuovo lancio, una speranza più grande».

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