Un ponte con l’Ucraina nel segno dell’obiezione alla guerra

Intervista a don Renato Sacco di Pax Christi al ritorno della missione italiana di Stopthewarnow che si è recata in Ucraina per chiedere la protezione internazionale agli obiettori di coscienza russi e ucraini che rifiutano di combattere una guerra fratricida. Le domande difficili dentro uno scenario aperto ad ogni escalation bellica
Ucraina Foto di Marco di Marcantonio

Come dice Alfio Nicotra, co presidente di “Un Ponte per…”, la Carovana #StopTheWarNow , che è partita il 26 settembre per l’Ucraina, ha avuto come obiettivo principale la necessità di portare il sostegno «alla resistenza nonviolenta e tutti/e coloro che si rifiutano di combattere. Sette giorni in cui abbiamo intessuto ponti di pace proprio lì dove infuria l’orrore della guerra».

Sono storie misconosciute, che fanno fatica a bucare i media tra analisi geopolitiche e questioni politiche sugli armamenti.

Tra gli obiettivi della missione promossa dal Movimento Nonviolento e Un Ponte per.. c’è, dunque, quello di gettare le basi per stringere accordi di partenariato tra gli oltre 175 enti italiani che fanno parte della rete “Stop the War Now” e organizzazioni della società civile ucraini, tra cui i sindacati ed università locali.

Si tratta della «possibilità di stringere accordi per scambi giovanili tra le università italiane e quelle ucraine e rilanciare a livello internazionale la campagna di sostegno agli obiettori di coscienza ucraini attualmente sotto processo o inchiesta da parte della Procura Generale ucraina, accusati di alto tradimento».

Tra di loro vi è anche il giornalista Ruslan Kotsaba, sotto processo per aver diffuso appelli contro la guerra.

Una stessa campagna di sostegno agli obiettori di coscienza è portata avanti anche sul versante della Russia sotto pressione per la crescente mobilitazione alle armi dei giovani russi decisa da Putin. L’esposizione di un fiocco verde è il segno esteriore della loro dissidenza.

La missione di questa parte della società civile italiana è arrivata anche a Chernivtsi, città nella quale l’università ha accolto centinaia di persone sfollate e che si trova in un estremo bisogno di aiuti umanitari. Sono maturati in questo viaggio numerosi scambi con esponenti di associazioni, tra le quali il movimento pacifista ucraino e i sindacati. La delegazione ha incontrato a Kiev il nunzio apostolico della Santa Sede e l’ambasciatore italiano. Tra le richieste di impegno avanzate anche quella di garantire la protezione internazionale agli obiettori di coscienza di entrambe le parti così da «sottrarre il maggior numero di persone a questa guerra».

Ha fatto parte di questa originale missione di pace don Renato Sacco di Pax Christi che abbiamo intervistato in questo video che ci ha concesso appena tornato nel suo paese di Cesara in Piemonte.

Un dialogo per cogliere i segni possibili di speranza dentro le contraddizioni di una guerra fratricida che apre inquietanti scenari di escalation nucleare.

Don Sacco è anche noto per i rapporti che ha instaurato con la società civile e la chiesa irachena recandosi a Bagdad nel 2003 nel pieno di una guerra contestata, a suo tempo, da una vasta parte dell’opinione pubblica mondiale.

Come ci racconta l’esponente del movimento cattolico Pax Christi, alcuni degli incontri a Kiev si sono svolti sotto la statua del Mahatma Gandhi donata, anni addietro, dall’India all’Ucraina.

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