Un pomeriggio d’impegno per la pace
«Noi ci impegnamo». La premessa delle dichiarazioni dei leaders religiosi è un manifesto contro il terrorismo e la violenza in nome di Dio
La bruma vellutata, che avvolgeva Assisi in mattinata, è rimasta tutto il giorno ad accompagnare Benedetto XVI ed i pellegrini della verità e della pace che si erano dati appuntamento per la giornata di riflessione, dialogo e preghiera nella città di Francesco e Chiara. Sprazzi di sole si sono alternati a colori smorzati senza il caldo di un sole splendente, ma nemmeno il freddo ed il vento gelido, che aveva sferzato Giovanni Paolo II ed i leaders presenti venticinque anni fa. Alcuni di loro sono tornati oggi. A parte vari cardinali, in particolare il Card. Etchegaray e il Card. Poupard, si riconoscevano Rajmohan Gandhi, indù, nipote del Mahatma, ed anche Homi Dhalla, allora come oggi unico zoroastriano.
Dopo il pranzo frugale nel convento della Porziuncola, adiacente alla Basilica di Santa Maria degli Angeli, Benedetto XVI e i vari leaders hanno avuto modo di trascorrere più di un’ora in riflessione, meditazione e preghiera. Ad ognuno è stata offerta una stanza perché potesse farlo secondo la sua coscienza e gli insegnamenti della sua religione. Proprio la preghiera, in occasione della Giornata del 1986, aveva offerto lo spunto per critiche e tensioni all’interno del cristianesimo. Benedetto XVI e gli organizzatori hanno, quindi, cercato di rispettare le varie sensibilità perché, come ha chiarito il papa stesso in una lettera al pastore Luterano Peter Beyerhaus, riportata oggi dall’Avvenire, risultasse «impossibile un’interpretazione sincretista o relativista dell’evento»[1]. Intanto gruppi di giovani camminavano in pellegrinaggio verso Piazza San Francesco, di fronte alla Basilica inferiore nella città alta. Qui, come già nel 1986 e nel 2002 si era allestito il palco per l’atto finale della giornata.
L’arrivo di Benedetto XVI e delle varie delegazioni è stato salutato da grande entusiasmo. La piazza era gremita e presentava una fantasmagoria di colori dall’arancione degli indù al nero dei monaci giapponesi, il bianco di molti musulmani e del zoroastriano, al grigio e marrone di monaci e monache cattoliche Si distingueva la macchia rossa e porpora di vescovi e cardinali e, poi, copricapo diversi, sia all’interno delle varie denominazioni cristiane che delle religioni del mondo: un colpo d’occhio davvero unico al mondo, in un fazzoletto di terra umbra.
Ma non è stato un pomeriggio di folklore. Tutt’altro!
E’ stato un momento solenne, d’impegno per la pace, scandito da interventi brevi nella sinfonia di lingue diverse: francese, arabo, punjabi, russo, inglese, ancora in arabo parlato da un vescovo siro-ortodosso, e, poi, cinese, thai, giapponese, ebraico e, per finire, spagnolo. Dietro ogni lingua si celava un modo di credere – e quest’anno anche di non credere – ed un modo di parlare a Dio e agli uomini, soprattutto di pace. Chi prendeva l’impegno a vivere per la pace proveniva, spesso, da angoli di mondo ad alto potenziale di violenza.
“Noi ci impegnamo” erano le tre parole che aprivano ogni dichiarazione, a mostrare un impegno comune al di là delle religioni, delle provenienze geografiche, culturali e, anche, di fede o di mancanza di fede. Un impegno che ha toccato la decisione di sradicare le cause del terrorismo, di educare le persone a rispettarsi ed a stimarsi reciprocamente, a promuovere una cultura del dialogo, a difendere il diritto di ogni persona a vivere una degna esistenza, a riconoscere che il confronto con la diversità può diventare un’occasione per una migliore comprensione reciproca, a perdonarsi a vicenda per gli errori ed i pregiudizi, di stare dalla parte di chi soffre. E così via per tredici rappresentanti fino a Guillermo Hurtado, professore messicano che, a nome degli umanisti laici, ha proclamato l’impegno con tutti gli uomini e le donne di buona volontà a costruire un mondo nuovo.
Benedetto XVI ha sintetizzato l’appello corale riprendendo le invocazioni di Paolo VI e Giovanni Paolo II: «Mai più violenza! Mai più guerra! Mai più terrorismo, In nome di Dio ogni religione porti sulla terra Giustizia e Pace. Perdono e Vita, Amore!»
Il simbolo della luce ha concluso anche questa giornata come quella del 2002. Piccoli lumini sono passati fra i presenti, seguiti dallo scambio di un gesto di pace. Tutto nella più grande semplicità e sobrietà, come avevano insegnato Francesco e Chiara per le vie di pietra che si confondono quasi con le case in questa cittadina simbolo, che da secoli dice al mondo che gli uomini e le donne possono essere fratelli e sorelle.