Un poeta per l’orgoglio di una nazione
Nella giornata di ieri, in tutto il mondo la comunità ucraina ha celebrato il 200° anniversario della nascita di Taras Shevchenko, il massimo poeta del Paese. È non solo poeta, ma anche eroe nazionale. Autore di Kobzar, considerata la più grande opera mai scritta in lingua ucraina, conta su statue e dipinti che lo ritraggono un po’ ovunque in Ucraina, mentre gli alunni nelle scuole imparano a memoria brani delle sue poesie. Il personaggio di Shevchenko continua a influenzare tutti i diversi ambiti della cultura ucraina, inclusa la lingua.
La sua eredità letteraria costituisce uno dei pilastri della moderna letteratura ucraina e, in senso più ampio, della stessa lingua, perché i suoi scritti sono alla base della letteratura del suo Paese natale e hanno contribuito in maniera significativa alla formazione del moderno linguaggio ucraino. Ma c’è di più: la sua poesia ha avuto un determinante effetto sulla crescita della coscienza nazionale ucraina e sullo stesso modo di vivere ucraino.
Nel contesto conflittuale attuale, è evidente come un tale anniversario non potesse non saldarsi con le rivendicazioni che salgono dalla piazza Indipendenza, dalla Majdan, così come da altre parti del Paese, in primo luogo la Crimea. Così a Kiev si è svolta la tradizionale cerimonia della posa di una corona di fiori al monumento di Taràs Shevchènko, alla presenza degli attivisti di Maidan, ministri, funzionari statali, rappresentanti delle Chiese e delle organizzazioni religiose in Ucraina, corpo diplomatico e tanto, tanto pubblico. Tra il clero, va segnalata la presenza di rappresentanti della Chiesa ortodossa di Mosca, della Chiesa ortodossa di Kiev, della Chiesa greco-cattolica ucraina, della Chiesa ortodossa autocefala, di armeni, musulmani e protestanti.
La cerimonia ufficiale è stata seguita sulla Majdan, stracolma di pubblico. «Siamo venuti a rendere omaggio e a chinare il capo davanti all'eroe dell’Ucraina, Taras Shevchenko», ha detto nel suo discorso il presidente ad interim dell'Ucraina, Oleksandr Turchynov. E ha così proseguito: «Il nostro grande profeta già cenno anni fa portò il suo popolo dalla schiavitù alla libertà. Ora le sue parole di verità e fede, ci aiutano a far crescere l'Ucraina, a ripristinare il potere pubblico, a fermare la confusione e il conflitto. Le sue parole ci aiutano a recuperare anche in campo economico, che è completamente in frantumi. E se oggi gli aggressori minacciano la nostra terra, il nostro Taras sta con noi nelle nostre fila. La sua espressione: “Lottate-supererete” , è diventata il nostro slogan».
Il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, il patriarca Sviatoslav Shevchuk, durante il suo discorso alla Majdan, ha definito Taras Shevchenko un grande profeta la cui voce apre una porta di libertà e di felicità nella nostra terra. Il presule ha chiesto a tutti di pregare per la nostra terra: «Preghiamo per l'integrità della nostra terra. Rendiamo omaggio al Signore che ci protegge dal flagello della guerra e da nuovi spargimenti di sangue». Quindi un invito pressante: «Vi prego di non interrompere la preghiera, perché abbiamo davanti a noi ancora una lunga strada prima di poter dire che il popolo ucraino ha vinto nella propria terra».
Della Chiesa ortodossa ucraina legata al patriarcato di Mosca hanno preso parte alle celebrazioni tre alte personalità, il che ha un suo profondo significato, anche politico: il metropolita di Chernivtsi e Bukovyna Onufryj, quello di Boryspil e Brovary Antonio, e quello di Perejaslav-Khmelnitsky e Vishnevsky Alexander.
Al termine dei discorsi dei leader religiosi, tutta Majdan ha intonato uno slogan significativo: «La Chiesa è unita». Proprio nel momento della più alta tensione in Crimea, anche in altre città d'Ucraìna si sono svolti seminari e convegni dedicati alla vita e alle opere di Taràs Shevchènko.