Un poeta dell’immagine
La definizione, che potrebbe sembrare abusata, in questo caso è quanto mai pertinente. Jakob Tuggener infatti è stato un fotografo dell’umanità tra gli anni Trenta e i Cinquanta del secolo scorso, sospeso tra le immagini del mondo industriale che nascostamente si preparava alla guerra e le notti mondane tra Berlino Zurigo e St.Mortiz. Ossia l’apparenza di una felicità esibita e la sotterranea proliferazione di una industria che nell’architettura spoglia dei capannoni celebrava il proprio progresso.
A Bologna, al Mast per la prima volta in Italia si ha l’occasione – fino al 17 aprile – di scrutare attraverso le immagini in bianco e nero questo artista in oltre 150 stampe originali del suo lavoro. La rassegna si articola in due sezioni. La prima, Fabrik 1933-1953 analizza il rapporto tra l’uomo e la macchina: sconcertanti le foto realizzate negli anni della guerra con evidente riferimento all’attività bellica distruttrice. La seconda serie, Nuits de bal 1934-1950 presenta la “dolce vita” notturna: uomini e donne dalle occhiaie pesanti, dai volti affilati, dal trucco esibito, nelle follie notturne del divismo di vario genere, ove i l chiaroscuro ora tiepido ora violento esalta follie, forme e pensieri fatui con occhio affascinato da questa vita che sembra non conoscere sosta.
E’ la luce, una luce particolare, a dare sostanza ai mondi dai forti contrasti che Tuggener ci offre, mondi di seta e di macchine. Quale la sua qualità? Forse quella di un pittoricismo avvincente che fa sentire fruscio di vestiti, sete nei capelli e il ruvido acciaio delle macchine. Ossia, squarci di vita.