Un poeta al castello
Nello stesso incantevole golfo di Trieste dove biancheggia un altro castello di sogno, quello di Miramare, ma di esso più antica di secoli, si erge la rocca di Duino sull’aspro promontorio dove – ai tempi di Diocleziano – sorse una torre romana di avvistamento, oggi incorporata nel mastio. Può stupire, dato il luogo così appartato e tranquillo, ma qui la storia non è stata avara di eventi anche drammatici. Per limitarsi ai più recenti, a motivo della sua posizione strategica il castello fu gravemente danneggiato nel corso della Prima guerra mondiale e lungamente occupato durante e dopo la Seconda.
Tradizione dei signori di Duino era di ospitare personaggi illustri: nobili, regnanti, filosofi, letterati, musicisti. E poeti come Rainer Maria Rilke. Egli soggiornò nel castello nell’inverno del 1912, ospite della principessa Marie von Thurn und Taxis (questo il cognome, prima che venisse italianizzato), alla quale fu legato da amicizia e reciproca stima. Ispirato dalla particolare atmosfera del luogo, durante una passeggiata su un sentiero lungo la scogliera, questo poeta austriaco di origine boema scrisse le prime due Elegie duinesi, dedicandole alla sua ospite.
Rilke morì prematuramente di leucemia. Dotato di una sensibilità esasperata, per tutta la vita sentì l’angoscia di essere un “senza patria”. Probabilmente fu a Duino che trascorse i suoi giorni più sereni. Nel Diario che la nobildonna dedica a questa amicizia, si legge a proposito di lui: «Ho visto mai un volto più luminoso e ascoltato parole più serene? Sembrava che egli avesse risolto l’enigma della vita; accettava gioia e dolore, felicità e infelicità, accettava tutto e tutto capiva con indicibile giubilo. Estasiata lo ascoltavo, profondamente commossa di vedere improvvisamente illuminato quel volto che di solito era colmo di una sconfinata malinconia. Avrei dovuto intuirlo: aveva raggiunto la meta e scalato la cima più alta e visto il volto di Dio: non gli restava che la morte».