Un piccolo re

Per gli anglosassoni è il re dei pesci, per noi latini il martin pescatore. Ma comunque lo si voglia chiamare, è chiaro che questo volatile ha a che fare con l’acqua e con i pesci, e non solo. Per le sue caratteristiche si può ben dire che è una delle meraviglie delle nostre zone umide. Un re piccolo piccolo se visto da vicino, che accomuna però comportamenti e fisionomie poco usuali per gli uccelli, almeno alle nostre latitudini. Il piumaggio ha colori vivi e intensi a ricordo di cromatismi equatoriali, ma il martino resta alle nostre latitudini tutto l’anno. In volo è velocissimo, un piccolo tornado, specie nei percorsi rettilinei sul pelo dell’acqua. Per tentare di vederlo conviene porsi all’ascolto del suo canto. Una volta uditolo in avvicinamento, occorre attendere che compaia la sagoma del volatile mantenendo lo sguardo molto più avanti rispetto al luogo di provenienza del suono, pena il mancato avvistamento. La struttura corporea è tutta adattata all’obiettivo pesca. Becco enorme rispetto al corpo e disposto a mo’ di fiocina, capo grosso con mascelle muscolose, ali lunghe, zampe e coda brevissime. Praticamente un corpo contundente con il becco, pesante per dare impulso al tuffo e forte per fermare i pesci sott’acqua. Nel contempo però agile e veloce per cogliere l’attimo fuggente del colpo di pinna sott’acqua e riemergere con la preda per tornare al più presto all’elemento che a lui più si confà: l’aria. Libero di cimentarsi sia in aria che in acqua, oltreché naturalmente sul suolo, dove sfrutta i rametti dei boschi di ripa come posatoi di sosta, riposo e pranzo, il martino non finisce ancora di stupirci. Pure il sotterraneo è ambito a lui in uso, in qualità di sede di domicilio. La sua casa infatti, o meglio il luogo di cova e di allevamento della prole, sono uno o più tunnel da lui scavati e allestiti tra le sabbie o le argille dei greti. È infatti un pioniere dei sotterranei, dove si avventura specie a primavera, per cercare di ricavare una galleria dalle caratteristiche e dimensioni a lui più confacenti. La più usata fra queste dispone di un’entrata con un corridoio di diversi centimetri, a volte fino a un metro e di un più ampio slargo finale. Dopo aver scavato quindi in vari punti la galleria che offrirà le dimensioni più adatte, verrà scelta come dimora stabile, luogo quindi di riproduzione, ma anche di riparo e di rifugio. Per di più, da esperto di caverne e antri oscuri, in caso di pericolo, difende la propria dimora cadendo in stato di trance, ondeggiando solamente con fare lento, ritmico e quasi magico del capo e del becco a mo’ di serpe, nella speranza di intimidire e dissuadere il potenziale nemico a non continuare oltre nel suo attacco. A questo punto non ci resta che complimentarci con questo professionista degli habitat acquatici, capace di offrirci così straordinari esempi di adattamenti con l’ambiente circostante, che ne fanno uno degli inquilini più importanti. Un piccolo re quindi, il re dei pesci. IL MARTIN PESCATORE È la sola specie europea della famiglia che porta il suo nome. Vive lungo i corsi d’acqua di pianura e collina in genere a quote inferiori a 500 metri s.l.m.. Ha una caratteristica e brillante livrea azzurro-verde sul dorso e rosso aranciato nelle parti inferiori. Si riproduce a primavera deponendo sei-sette uova in cavità del terreno. I piccoli, nutriti rigorosamente di pesce, sono in grado di volo e vita autonoma tre-quattro settimane dopo la nascita. In Italia è più concentrato nel centro-nord, forse per la presenza di un numero maggiore di ambienti adatti. Non è migratore salvo gli individui del nord Europa. Può subire gravi perdite negli inverni più rigidi con formazione di ghiaccio sulla superficie dell’acqua. La popolazione italiana è stimata in circa 4-8 mila coppie nidificanti.

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