Un piano casa per Milano
A fronte di un vasto patrimonio immobiliare sfitto, nel capoluogo lombardo molte famiglie vivono in condizioni abitative precarie. La proposta di don Colmegna
«Milano ha bisogno di un grande piano che permetta di superare l’abusivismo senza che si riproduca marginalità sociale, per dare alla città un segnale forte che le illegalità non solo non saranno più sopportate, ma che si sta lavorando concretamente per superarle. Senza arrivare ad improbabili sanatorie generalizzate, il diritto alla casa va garantito a tutti, con attenzione particolare ai più deboli e agli ultimi». Realizzare un’agenzia per la casa, per rispondere al dramma degli sfratti degli inquilini morosi e dell’occupazione abusiva delle case popolari, e realizzare una strategia di lungo periodo per dotando Milano di nuovi strumenti come questo. Lo propone don Virginio Colmegna della Casa della Carità agli esponenti del mondo accademico e ai sindacati degli inquilini.
Sono più di duemila le case del patrimonio pubblico sfitte, a cui si aggiunge un numero altissimo di alloggi privati vuoti. Centinaia le occupazioni abusive di case popolari, molte delle quali dovute all’impossibilità di pagare affitti troppo cari o mutui troppo onerosi: su un numero crescente di inquilini Aler morosi incombe uno sfratto, e diverse famiglie si trovano costrette a vivere in appartamenti fatiscenti in zone periferiche. Facile intuire come le condizioni disagiate di vita rischino di fare di questi quartieri popolari dei veri e propri ghetti. Un’emergenza sociale che non può essere affrontata solo come un problema d’ordine pubblico, ma con un progetto condiviso da forze politiche e sociali, istituzioni e associazioni, tramite un osservatorio che sia in grado di analizzare caso per caso ogni situazione.
L’obiettivo del piano è garantire a tutti condizioni abitative dignitose e, allo stesso tempo, superare le irregolarità favorendo la scelta di abbandonare l’abusivismo. Per questo è necessario conoscere e distinguere gli inquilini morosi a rischio sfratto, chi occupa per necessità, chi non è in regola dal punto di vista amministrativo, chi si ritrova in uno stato di estrema illegalità. La proposta è quella di creare poi un “polmone d’accoglienza”, costituito da alloggi temporanei dove sistemare chi lascia la casa occupata. Tale soluzione non deve essere un parcheggio, né una collocazione precaria che poi si trasforma in stabile: l’ospitalità nel “polmone” è temporanea, e finalizzata al passaggio delle persone o delle famiglie in uno dei tanti alloggi sfitti esistenti nel mercato immobiliare milanese.
Per sostenere il percorso dall’accoglienza temporanea alla casa in affitto è necessario il lavoro di accompagnamento sociale effettuato dalle realtà del terzo settore, con operatori in grado di farsi carico della globalità dei bisogni della persona o della famiglia. Va dato un particolare rilievo alla ricerca di un’occupazione, così come è indispensabile dare una mano con progetti di lavoro anche all’inquilino moroso che ha difficoltà economiche. Se da un lato occorre accelerare la costruzione di nuove residenze popolari e la ristrutturazione delle vecchie per dare una risposta concreta a chi da anni è in attesa, dall’altro è necessario intervenire subito con strumenti più immediati. Una proposta è appunto l’Agenzia per la casa, una sorta di grande sportello che metta in contatto domanda e offerta con la mediazione delle istituzioni e del terzo settore che facciano da garanti per le persone in difficoltà, verso le società che gestiscono gli immobili o i privati cittadini proprietari di abitazioni.