Un Piano B per la rinascita del paese
Un gruppo di economisti, ricercatori, sociologi propone al Paese un Piano B per superare lo stato di insoddisfazione e di stanchezza che serpeggia in Italia da troppi anni. Le buone pratiche virtuose non emergono come dovrebbero. Comunità energetiche, associazionismo, vitalità del Terzo Settore, raccolta fondi per progetti di solidarietà non incidono abbastanza sul modello di sviluppo italiano e sulle decisioni della politica.
Non esiste solo il Pnrr. Abbiamo un Piano B. Nuove mappe per chi ci crede ancora: far diventare la società civile sempre più protagonista nella vita dell’Italia. Il 24 agosto è stato presentato al Meeting di Rimini il Manifesto. «Siamo un gruppo di 13 fondatori a cui aggiungeremo un gruppo di giovani, un gruppo orizzontale, senza leader. E ci sarà un Comitato di redazione che si occuperà di gestire sito e contenuti sulla base della visione che ci accomuna». Così si è espresso Leonardo Becchetti, docente di Economia politica all’ Università di Roma Tor Vergata, tra i fondatori con Mauro Magatti, Chiara Giaccardi, Roberto Rossini, Marco Bentivogli, Alessandro Rosina.
«Con Piano B vogliamo far emergere una grande ricchezza di questo Paese, costituita da un pensiero di frontiera radicato in esperienze concrete e virtuose fatte di partecipazione, cittadinanza attiva, impegno civico, che sono gli ingredienti chiave della democrazia. Per realizzare questo obiettivo abbiamo costruito uno spazio digitale dove far incontrare pensiero e buone prassi, partendo dalle parole fondative realizzate da noi 13 ideatori dell’iniziativa per aprire poi alle parole operative e all’ interazione con le realtà concrete. La ricchezza “operativa” che vogliamo far emergere ha una caratteristica comune: è un modo più ampio e generativo di declinare parole conosciute abbattendo steccati ed è fatta di ambiti come comunità educante, giustizia riparativa, comunità energetiche, amministrazione condivisa. La nostra sfida è quella di avviare un processo generativo per il Paese che punti alla soddisfazione e ricchezza di senso del vivere. Non dobbiamo aver paura di puntare alto, l’obiettivo non può essere solo quello della sostenibilità, ma deve diventare quello della felicità».
L’ Italia, pur avendo grandi potenzialità, soffre da tempo di una grande insoddisfazione generale. Alla ricchezza delle esperienze sul territorio non corrisponde una base comune per affrontare le gravi sfide del nostro tempo, mentre i partiti e la politica sono in crisi. La denatalità è un sintomo di un Paese che fa fatica a proiettarsi verso il futuro.
Si tratta di un progetto ambizioso. I firmatari escludono di voler dar vita ad un nuovo partito. Vogliono invece trasformare i cittadini, gli elettori, le associazioni, le imprese in attrattori dell’opinione pubblica e delle forze politiche scrivendo lo spartito delle scelte da fare, abbattendo steccati. Si vuole stare sui contenuti, avviare processi, non occupare spazi. Aggregando buone pratiche si cerca di scuotere persone e comunità disorientate, alla ricerca di buona politica per il bene comune, oltre le attuali contrapposizioni ideologiche che accrescono l’area del non voto.
Ritorna come buona pratica il voto con il portafoglio. Sono gli elettori, che rappresentano la domanda, a scegliere l’offerta politica più corrispondente al bene comune, alla dignità del lavoro, alla sostenibilità ambientale, alla difesa del nuovo Welfare. È un rovesciamento di prospettiva nel rapporto tra elettori e partiti.
Molto interessante il Manifesto: «Nasce Piano B. Uno spartito per lo sviluppo dell’Italia. Una nuova forma di azione politica in risposta alla crisi dei partiti. Povertà, inflazione, lavoro povero, diseguaglianze, transizione ecologica e digitale. Abbiamo difronte sfide da far tremare i polsi, e questo vale non solo per l’Italia. Il vero limite del nostro Paese, però, è di non renderci conto di avere tutte le risorse per farcela. Per affrontare con successo i grandi problemi del nostro tempo, e contribuire a far sì che l’Unione europea faccia altrettanto, non abbiamo bisogno di un nuovo partito ma di un nuovo ” spartito” e di un nuovo metodo che metta in connessione permanente il pensiero con l’azione virtuosa, efficace e già radicata nei nostri territori. Creando una vera e propria comunità nazionale orientata all’ innovazione sociale, e quindi politica».
I promotori sono espressione di una realtà viva nei territori con un tesoro di esperienze e competenze che utilizza già un nuovo paradigma di generatività, solidarietà, sussidiarietà, sostenibilità, così caro a papa Francesco. Sono persone, comunità locali, imprese, Terzo Settore che hanno sposato una mentalità contributiva e non estrattiva verso i loro territori.
I 13 fondatori, Leonardo Becchetti, Marco Bentivogli, Luigino Bruni, Marta Cartabia, Carla Collicelli, Chiara Giaccardi, Enrico Giovannini, Elena Granata, Luca Jahier, Mauro Magatti, Alessandro Rosina, Roberto Rossini, Paolo Venturi, Giorgio Vittadini, sono legati a reti, movimenti giovanili che si riconoscono in alcune “parole fondative” su cui costruire un nuovo paradigma di sviluppo.
Il sito https://pianob-mappedisignificato.it/ coniuga parole fondative con parole operative e buone pratiche. È un impegno per il bene comune facendo politica in varie forme e donando al Paese un orizzonte di felicità e di ricerca di senso. Il sito può diventare una base comune concettuale e pratica per convogliare le tante energie presenti nel Paese.
Il 24 agosto sono state suonate le prime note di quella che può diventare una nuova sinfonia della società italiana all’ insegna del Piano B, vista l’inadeguatezza espressa dal Piano A con governi tecnici, di centrosinistra, di centrodestra, negli ultimi decenni.
Si tratta di vincere la miseria simbolica di questi tempi e di andare oltre le contrapposizioni tra destra, sinistra, cattolici, laici. Il sito interattivo consentirà di avviare percorsi di rigenerazione, di partecipazione per un mondo sostenibile. Occorre incanalare infatti le ricchezze dal basso mediante reti di soggetti. È un tentativo di aggregare e di connettere sempre più soggetti.
«Si può ricostruire l’Italia». Questa, ha affermato Magatti, può diventare la nuova Camaldoli dei nostri tempi. «Si, è un progetto politico». Occorre rielaborare vocabolario economico, sociale e politico del Paese.
La scommessa dei promotori, intellettuali ben noti, docenti universitari, giovani ricercatori, persone ben radicate nel vasto mondo del Terzo settore, è che sia maturata in questi anni una teoria economico-sociale, che sia là fuori e che aspetta di darle voce. Poi gli elettori sceglieranno l’offerta politica che si avvicina maggiormente allo ” spartito” della società civile organizzata. Chi invece si impegnerà nei diversi partiti e schieramenti dovrebbe trovare un linguaggio comune per superare la sterile contrapposizione attuale.
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