Un patto tra carismi vecchi e nuovi
Ad Assisi un'expo delle antiche famiglie religiose e delle nuove comunità nel segno della comunione e di una Chiesa ancora vitale e moderna
Chissà se san Francesco avrebbe mai immaginato che sopra la sua tomba, dopo nove secoli, centinaia di rappresentati di famiglie religiose e nuove comunità avrebbero siglato un patto di amore scambievole impegnandosi a “promuovere una cultura di comunione a tutti i livelli, favorendo la fraternità in ogni ambito della società a servizio della pace e dell’unità della famiglia umana”.
Assisi ieri è stata protagonista di una pagina di storia. Sotto gli affreschi di Giotto si sono incontrati i secoli della storia della Chiesa istituzionale e le storie di santi e fondatori che ne hanno rinnovato la vita, lasciando un solco perenne. Carismi in comunione era il titolo di questo appuntamento, nella basilica maggiore, che ha visto riuniti claretiani, padri bianchi, salesiani, benedettini e francescani di vari ordini e poi focolarini, carismatici, membri della comunità di Sant’Egidio, neocatecumenali e decine di altri ordini e comunità.
Dietro le tuniche e gli abiti comuni, ma soprattutto dietro questi volti ci sono le cronache di una chiesa ancora vitale, ancora creativa, ancora capace di lasciarsi interrogare dall’oggi e di rispondere con un’unica regola: il Vangelo. “Un Vangelo dispiegato nei secoli” ha ricordato Maria Voce, presidente del movimento dei focolari, citando la fondatrice Chiara Lubich. Era stata proprio la Lubich, dieci anni fa, a dare il via a questo cammino di comunione tra carismi nuovi e antiche famiglie religiose. Maria Voce ne ha illustrato le tappe a partire dalla Pentecoste ’98, momento fondamentale per i nuovi movimenti, ma occasione per cominciare anche con gli antichi carismi un percorso di dialogo che avrebbe reso la Chiesa “più una, più attraente, più calda, più familiare, più dinamica, più mariana, più carismatica”
Ora quello del 23 ottobre 2010 non voleva essere solo un anniversario celebrativo, troppo poco. Voleva invece essere una nuova opportunità di mostrare la bellezza del profilo carismatico «coessenziale al profilo istituzionale della Chiesa» secondo un’espressione di Giovanni Paolo II. L’albero in fiore, scelto come logo della manifestazione voleva proprio sottolineare una chiesa ricca di una varietà di fiori, antichi e nuovi.
Il vescovo di Assisi, mons. Domenico Sorrentino, nel discorso d’apertura, ha sottolineato che “l’istituzione ha bisogno dei carismi per non appesantirsi e i carismi hanno bisogno dell’istituzione per non disperdersi”. Il prelato non nega “le tensioni inevitabili tra gerarchia e comunità ma le imputa a “ realizzazioni poco mature” e invita tutti a riscoprire “ la carità, il carisma dei carismi” nella consapevolezza che “i beni degli uni, sono beni di tutti”.
Le testimonianze sono state emblematiche di questo rapporto di comunione. La loro sequenza era una fotografia di carismi antichi e nuovi che testimoniano insieme una Chiesa antica ma ancora vitale e presente in ogni angolo della terra con specificità e risposte a problemi, disunità e piaghe le più varie. Commovente la testimonianza di suor Viviana Ballarin, presidente nazionale dell’USMI (Unione superiore maggiori) sulla comunità di religiose di vari ordini a Kabul. “Povere, senza niente, accanto ai deboli. Eppure lì ho visto la Chiesa delle origini, dove Gesù era davvero il centro di tutto”.
A conclusione la firma del patto. La penna è passata in mano a decine e decine di rappresentanti di carismi antichi e nuovi: uno spettacolo di abiti, colori, volti e impegni.
La sera è stata la festa dei giovani e della santità moderna. Sul piazzale antistante la basilica, un recital musicale ha raccontato la storia di Chiara Luce Badano, la diciottenne di Sassello recentemente proclamata beata e indicata dal papa modello per i giovani. Anche lei è frutto di un carisma vissuto con la famiglia, con la comunità parrocchiale, con il movimento dei focolari: sintesi della comunione celebrata nel pomeriggio e che nei secoli ha regalato all’umanità tanti santi.
In allegato, il pdf del discorso di Maria Voce, presidente del Movimento dei focolari.