Un patto tra eletti ed elettori
Di accordi e impegni se ne sottoscrivono parecchi prima delle elezioni. E sanciscono, di solito, un legame esistente per cultura politica o area di interesse tra alcuni elettori e alcuni candidati disposti ad esporsi. Il patto eletto-elettori riproposto in ogni scadenza dal Movimento politico per l’unità presenta una caratteristica da approfondire in particolar modo avvicinandoci alla scadenza del 4 marzo con una legge elettorale che ha permesso di poter determinare in anticipo, secondo i sondaggi, molti dei nominativi che sembrano avere tutte le carte per essere eletti. A meno che non prevalga la scelta, auspicata da Iole Mucciconi, di far venir meno, con il voto effettivo degli elettori considerati fedeli, il concetto stesso di collegio sicuro.
Procediamo con alcune domande a Silvio Minnetti, presidente, in Italia, del Movimento politico per l’unità, per entrare nel dettaglio della proposta e della sua applicazione.
Cos’è il “patto eletto elettori”?
Il patto è uno strumento, inventato negli anni Ottanta dal sociologo Tommaso Sorgi, per rivitalizzare la democrazia rappresentativa nei mondi vitali di una società civile responsabile attraverso la partecipazione attiva dei cittadini alla campagna elettorale. Votare non basta. Occorre creare un rapporto tra i candidati e gli elettori che si sviluppi prima, durante e alla conclusione del mandato. Tre sono gli impegni reciproci sul piano programmatico, etico e democratico o partecipativo. I primi due sono finalizzati al terzo. L’aspetto programmatico può essere aperto a modifiche, visti i cambiamenti socio-economici, e ad integrazioni con clausole prioritarie di carattere nazionale (si veda il modello di patto). Il candidato si impegna ad aprire un dialogo con gli elettori e a rendere conto delle azioni fatte e delle indennità ricevute: proposte di legge, emendamenti, interrogazioni, voti contrari, decisioni assembleari, ecc.
La Costituzione non prevede tuttavia il vincolo di mandato…
L’eletto sa bene che opera senza vincolo di mandato, ma si sente nella continua necessità di rendicontazione del proprio operato in incontri almeno semestrali con gli elettori. Assemblee pubbliche periodiche consentono di fornire informazioni sull’attività parlamentare o amministrativa agli elettori, ma anche di accettare proposte e critiche da parte dei cittadini. Al termine dei cinque anni la prassi dell’accountability permette poi di rinnovare o meno il consenso verso l’eletto. Trasparenza, fiducia e collaborazione sincera sono essenziali per una democrazia partecipativa e deliberativa, anche considerando la crisi attuale dei partiti. È il contrario dei populismi che accendono gli animi alimentando rabbia e rancore e non alimentano l’esercizio dell’intelligenza di fronte a questioni complesse che hanno bisogno di argomentazioni documentate.
Ma uno strumento pensato negli anni ’80 può essere utilizzabile anche quando non è possibile scegliere davvero il candidato?
Purtroppo la legge elettorale vigente non consente di scegliere davvero i candidati con primarie disciplinate. I candidati sono sostanzialmente proposti dai leader dei partiti e dai loro fedelissimi con procedure interne più o meno democratiche. Tuttavia, il patto consente in un collegio elettorale di “selezionare” un rapporto con candidati credibili per testimonianza di vita, espressione di quella comunità locale, di verificare il loro programma rispetto alle ferite del territorio, i valori che esprimono di libertà, uguaglianza e fraternità, coerenza tra vita e dichiarazioni politiche. Nascono rapporti non di tipo clientelare, capaci di rivitalizzare dal basso una governance collaborativa tra cittadinanza attiva e istituzioni. La fraternità universale è per il Movimento politico per l’unità, fondato da Chiara Lubich, la categoria proposta a tutte le forze politiche e agli schieramenti di maggioranza e di minoranza. Rapporti tra persone sul territorio e non solo virtuali consentono una comunicazione non ostile vedendo in ogni partito un valore da vivere nella storia. L’unità per il bene comune è il valore dei valori, oltre i partiti e gli schieramenti di maggioranza e di minoranza, anche per contrastare lobby e demagoghi.
Lo strumento del patto è integrabile sui contenuti o è solo una modalità di rapporto tra i cittadini e i votanti senza vincoli se non quelli della buona educazione?
Il patto è integrabile con alcuni contenuti vincolanti, non è solo uno strumento di buona educazione. Il Mppu Italia sta maturando alcune clausole nazionali che consentano di migliorare l’esperienza di questi ultimi anni nel rapporto con i parlamentari. Una riguarda il decalogo della comunicazione non ostile al quale Mppu aderisce. Le altre, in corso di perfezionamento, hanno a che vedere con punti prioritari in termini programmatici e caratterizzanti sul piano politico nazionale: lotta all’ economia drogata dell’azzardo come da appello Slot Mob; impegno per la pace e per una riconversione industriale in una economia disarmata come da appello lanciato da Assisi il 27 gennaio 2018; impegno per l’integrazione organizzata con le comunità locali oltre l’accoglienza dei migranti e rifugiati, come da agenda proposta da diverse associazioni nazionali; i contenuti del patto proposto dal forum delle associazioni familiari oltre l’impegno a favore di un lavoro degno e giusto per tutti, a partire dai giovani, con particolar riferimento ad innovazioni e investimenti.