Un passo indietro, per favore
La condanna dell'aggressione subita dal premier in Piazza Duomo. La necessità di abbassare i toni, prima che sia troppo tardi. L'aiuto di un esempio, caro ai milanesi, di convivenza civile.
La vicenda che ha avuto come vittima Silvio Berlusconi in Piazza Duomo, a Milano, non può che ricevere una condanna, convinta, immediata, senza appello, unanime. È ovvio, più che ovvio. Con gli auguri di tutti di un pronto ristabilimento: gli siamo vicini.
E meno male che lo «psicolabile» Tartaglia ha un profilo assolutamente non politico, perché un atto del genere, se proveniente dal mondo dei partiti o delle organizzazioni politiche, avrebbe potuto provocare danni sociali difficilmente riparabili. Tutti abbiamo perso, sia chiaro, e speriamo perciò che nessuno voglia trarre profitto indebito da quest’episodio.
Dispiace non poco che sia il sangue a costringerci a dire: STOP!
STOP alla demonizzazione del nemico politico, alla delegittimazione sistematica di chi la pensa diversamente.
STOP alle parole in libertà: chi è politico ha delle precise responsabilità di moderazione quando si rivolge alla gente, e alle folle in particolare.
STOP all’uso strumentale dei media, alla spettacolarizzazione senza fine della politica.
STOP al sistematico attacco alle istituzioni, alle leggi, alle norme del convivere civile.
STOP non alla personalizzazione della politica, ma ai suoi eccessi; non al concentramento dell’attenzione su pochi leader, ma alle sue esasperazioni.
Potrà sembrare ingenuo quanto scriviamo, ma questi cinque STOP! si riferiscono a cinque “peccati sociali” che una persona, presente simbolicamente alla manifestazione in Piazza Duomo, col suo semplice esempio pare voler risolutamente contrastare. Invece della demonizzazione dell’avversario propone la valorizzazione del positivo che ognuno possiede. Invece dello spettacolo propone la riservatezza. Invece della logorrea propone il silenzio. Invece della distruzione dell’autorità propone il suo costruttivo rispetto. Invece della personalizzazione della battaglia propone una spersonalizzazione comunitaria.
L’avrete capito, si tratta di Maria di Nazareth, la “Madunina” che svetta in cima al Duomo. In un’epoca che ha visto nel Paese una vastissima convergenza per la difesa dei simboli cristiani, se vogliamo essere coerenti e non degli opportunisti prendiamo allora sul serio anche quanto ci suggerisce la statua della “Madunina”.