Un parroco è il nuovo vescovo di Palermo

Don Corrado Lorefice sarà nominato arcivescovo del capoluogo siciliano. Ha studiato e lavorato nella chiesa dei poveri e ha scelto di conoscerla nelle sue piaghe più tristi, visitando le comunità crisitiane in Siria e nel Congo, lì dove il Vangelo è più sofferente e minacciato
Cattedrale di Palermo

La notizia che viene da Palermo è una buona notizia, un buon Vangelo. Come vescovo di Palermo è stato nominato un parroco, don Corrado Lorefice e non un altro vescovo. Un uomo con una statura spirituale e culturale di grande rilievo. Ha studiato la Chiesa dei poveri e viene da una diocesi dell'estremo sud, quella di Noto, dove sono gli oboli di tanti semplici a sostenere la formazione dei suoi presbiteri. Ha studiato l’esperienza del cardinal Lercaro, uno dei coordinatori del Concilio Vaticano II e di don Giuseppe Dossetti. Ha scritto su don Puglisi, che considera in qualche misura come il suo padre spirituale. E su di lui ha pubblicato un libro sulle omelie.

È un uomo che ha un’apertura al mondo, Giorgio La Pira (anche lui nato nella diocesi di Noto) avrebbe detto che gli appartiene “la cultura della mondialità”. Quest’anno è stato in Siria e in Congo, ad Aleppo e a Kinshasa, e chi va oggi ad Aleppo, nelle condizioni terribili in cui vive la città e il Paese, testimonia con la sua scelta che davvero il Vangelo urge, preme, spinge su strade inedite.

Papa Francesco ha fatto questa scelta. Ha scelto un uomo che ogni giorno cerca di mettere al centro della sua vita la forza inerme del Vangelo e l’appello di tutti coloro che soffrono. Da questo punto di vista è qualcosa di inedito per la Chiesa italiana, ed esprime quella cultura della sinodalità di cui il papa ha parlato alla conclusione del Sinodo. Ha affrontato il tema della famiglia affrontando anche un grande discorso sulla Chiesa: la Chiesa dei poveri di spirito. Che non è attenuazione, ma è il perfetto compimento della radicalità del Vangelo.

È anche un mio grande amico, don Corrado. Ho conosciuto la sua comunità di San Pietro a Modica, bella e semplice. Penso che la sorpresa di molti si trasformerà rapidamente in gioia perché, come ha detto il papa, conosce l’odore delle pecore.

Dunque è finito il tempo delle pressioni ecclesiastiche, dei giochi di potere, delle furbizie, della ricerca di consenso, il papa in un attimo con questa nomina ha cancellato queste ombre e questi dubbi. Io penso che sarà uno dei protagonisti del cammino sinodale della Chiesa italiana che tutti attendono da Firenze. Non parole e chiacchiere ma Vangelo, non potere ma ascolto degli umili, non cordate ma cammino comune lungo la strada verso Gerusalemme.

Alle 12 le campane di tutte le chiese della diocesi netina suoneranno a festa per esprimere la gioia dei questa nomina e far risuonare la letizia per chi nella Chiesa sa essere anche testimone credibile di liete notizie

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