Un parco eolico nel Sulcis
Raggiunto l’accordo tra la Portovesme srl e il ministero dello Sviluppo. Previsto un investimento di 300 milioni di euro.
Nel disastroso panorama industriale della Sardegna finalmente una buona notizia. La Portovesme srl, azienda del gruppo svizzero Glencore, che produce zinco elettrolitico nel Sulcis, ha raggiunto un accordo con il Ministero dello Sviluppo economico che consentirà all’azienda di incrementare la produzione anche attraverso la graduale autonomia energetica, grazie ad un sistema di aerogeneratori che verranno posizionati nei pressi delle colline che si trovano a ridosso dell’impianto. L’investimento iniziale è di quasi 20 milioni di euro su un totale di 300milioni che l’azienda svizzera conta di dedicare alla fabbrica del Sulcis.
Una boccata d’ossigeno per i 200 operai impiegati direttamente e per altrettanti che ruotano intorno all’indotto. Lo stesso presidente della Regione, Ugo Cappellacci, ha parlato di una buona prassi riferendosi a quella adottata nella vertenza. «Era un passaggio atteso, indispensabile per proseguire il percorso. Se l’azione delle istituzioni e di tutti gli attori coinvolti sarà costante e coesa arriveremo al risultato auspicato».
La notizia ha suscitato gioia tra gli abitanti del Sulcis, dove la prassi degli ultimi dieci anni era quella di vedere uscire tanti operai dal processo produttivo: si conta che almeno 3-4mila persone abbiano perso il lavoro in tutta la zona. Per questo motivo i sindacati, che hanno promosso una grande mobilitazione, parlano di un primo, ma importante risultato. «In un momento delicato a livello nazionale, siamo riusciti a chiudere il contratto di programma, e questo – dice Fabio Enne, segretario della Cisl – è un ottimo risultato, che assicura una prospettiva ventennale alla fabbrica. C’era chi diceva che non ci fossero soldi da dedicare a questo progetto, invece il presidente della Regione e l’assessore all’Industria si sono prodigati per portare a casa questo risultato».
Oltre al capitolo eolico, resta ancora da definire il problema dell’approvvigionamento energetico: l’accordo con l’Enel è in scadenza a dicembre. Ma il via libera del Cipe era considerato da tutti l’ostacolo principale. «In questi anni l’azienda e la Glencore hanno tenuto un atteggiamento di grande responsabilità – ha detto Mario Crò, segretario della Uil – così come ci sono stati grandi sacrifici per i lavoratori: alcuni impianti sono fermi, molti operai in cassa integrazione. Ora la fase dei sacrifici dovrebbe essere finita».
Dal prossimo mese di gennaio saranno aperti i cantieri per mettere in moto la complessa macchina che dovrà dare nuovo slancio allo stabilimento di Portovesme: a beneficiarne anche le piccole imprese locali che languono dopo la chiusura dell’Eurallumina, azienda del gruppo russo Rusal per la produzione di ossido di alluminio, e di altre realtà produttive come la ILA che produceva laminati. Grazie all’accordo e al via libera del Cipe, la Portovesme srl potrà dare certezza occupazionale e risposte ai bisogni di tante famiglie che vivono di cassa integrazione e mobilità.
Ci sarà da lavorare anche per ciò che riguarda l’impianto eolico: dovranno arrivare le prescrizioni del Ministero dell’Ambiente per la prima parte del progetto, l’azienda dovrà rispondere alle osservazioni e poi la Regione dovrebbe rilasciare l’autorizzazione unica all’installazione delle pale eoliche. Il Consorzio industriale ha già consegnato all’azienda le aree per installare i tralicci eolici mentre resta ancora da chiarire il problema sull’approvvigionamento energetico. È necessario trovare una soluzione transitoria in attesa che venga costruito l’impianto eolico, che renderà lo stabilimento di Portovesme autonomo e dunque competitivo sul mercato mondiale.