Un pallone ad alta quota

Il calcio come strumento di liberazione ed emancipazione per le donne: succede in Pakistan, alle pendici del Tetto del mondo

Shimsal, Gilgit- Baltistan. Nomi che dicono poco anche ai più esperti di geografia. Il riferimento è a una delle vallate più remote del Pakistan, all’interno di una zona in cui si trova la convergenza con Afghanistan, Cina e India. La catena del Karakorum incombe su tutto: l’orografia evidenzia le ovvie difficoltà vissute dagli abitanti del luogo, a livello logistico e di opportunità. Nascere e crescere immersi in una natura così maestosa e prorompente nasconde aspetti di grande difficoltà. Per le donne, poi, diventa tutto più difficile. Il livello di scolarizzazione è basso e il destino di molte ragazze, in quella parte di mondo, è di diventare sposa anche ad età molto giovane.

I sogni, però, riescono a superare anche vette invalicabili, come quella del vicino K2. Lo sanno bene Karishma Inayat e sua sorella Sumaira (rispettivamente di 20 e 23 anni): la lorofamiglia lascia presto il villaggio, alla ricerca di maggiori opportunità. Il padre lavora in fabbrica prima a Karachi, quindi a Lahore, dove le due ragazze crescono. Le sorelle amano il calcio e iniziano a praticarlo nel 2012, riuscendo a formare una squadra che comincia a disputare le prime partite amichevoli. Un’attività pionieristica, dato che solo 7 anni fa erano pochissime le squadre femminili in Pakistan. Le difficoltà non mancano, partendo dai pregiudizi dei tanti che non vedono di buon occhio delle ragazze che rincorrono un pallone, vestendo in maglietta e pantaloncini. La forza di raggiungere i propri ideali però non si ferma qui: portare la gioia del pallone tra le montagne del Karakorum è stato il passo successivo per queste pioniere dello sport pakistano.

«Mio fratello – ricorda Karishma – era tornato nel nostro villaggio natale, insegnando alle ragazze come giocare a calcio. Dall’anno successivo abbiamo deciso di lavorare al progetto in maniera più seria: mio padre ci ha aiutati economicamente, quindi abbiamo iniziato a commercializzare la nostra idea, cercando di attirare investitori e aziende». Al primo provino il successo è clamoroso. Si presentano quasi 150 ragazze: la sorpresa più grande, poi, è l’immediato supporto da parte di tutta la comunità. «È stato bello – ricorda la calciatrice – vedere come le famiglie fossero disposte a credere in noi, affidandoci le loro figlie». È così che, dopo il decollo del primo club calcistico femminile, parte un’avventura che porta alla nascita di un vero e proprio campionato. La Gilgit- Baltistan Girls Football League diviene una realtà compiuta nel 2017: si tratta di un torneo al quale partecipano ragazze dai 12 ai 20 anni provenienti da villaggi distanti fino a 10 ore d’auto da Shimsal.

È una vera e propria rivoluzione culturale: il torneo 2019, disputatosi a settembre, ha visto 8 squadre ai nastri di partenza: la finale, vinta dal Chipursan, è stata trasmessa addirittura dalle tv sportive nazionali pakistane. «Bisogna lavorare assieme. Se senti di essere stato privato di un’opportunità – afferma Karishma sul suo profilo Facebook –, cerca di avere il giusto atteggiamento, diventando tu stesso la persona che crea una chance per gli altri».

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