Un Paese chiamato incertezza
80 e passa milioni di egiziani vagano nel buio. È questa l’impressione dei nostri osservatori al Cairo e in Egitto. La confusione regna sovrana, e i mass media non favoriscono certo la chiarezza. Non pochi esitano addirittura a recarsi al lavoro, altri temono di avvicinarsi ai quartieri più sensibili. Cresce nei giovani la voglia di emigrare, perché il sistema educativo perde pezzi. E l’economia sprofonda, il turismo diventa ormai raro.
I militari nei fatti hanno progressivamente rioccupato il potere: eliminando il Parlamento; svuotando i poteri presidenziali; promettendo una nuova Costituzione (che sarà redatta da loro stessi); sostenendo che con la nuova costituzione bisognerà eleggere un nuovo presidente; non dicendo nulla sulla data delle nuove elezioni per il Parlamento; facendo filtrare notizie di massicci brogli elettorali perpetrati dai Fratelli musulmani al Sud…
Nei fatti pare proprio che le frodi ci siano state, ma soprattutto le intimidazioni per impedire alla gente di andare a votare. Dopo le notizie che davano Morsi, il candidato dei Fratelli musulmani, come eletto alla presidenza, ora si pende piuttosto per il suo avversario Shafik, che avrebbe stravinto nella Grande Cairo, nei luoghi del turismo come Sharm-el-Sheik e Luxor, mentre Morsi sarebbe stato il più votato nelle campagne e al Sud.
L’incertezza regna anche sullo stato di salute dell’ex presidente Mubarak, colpito da un infarto, o da un ictus, e che sarebbe tenuto in vita dalle apparecchiature mediche. Taluni, nella selva di ipotesi che emergono, temono una situazione simile a quella del caudillo Franco, in coma ma vivo per mesi e anni.
Incerta è anche la possibilità di nuove manifestazioni in piazza Tahrir e nelle altre piazze del Paese. I giovani sono arrabbiatissimi, si sentono defraudati della “loro” rivoluzione: da una parte dall’esercito che ha ripreso in mano tutto il potere, e dall’altro dai Fratelli musulmani, che hanno approfittato delle loro manifestazioni per occupare i posti di comando in tante parti del Paese.
Resta la sola certezza di un popolo che ne ha viste tante. Anche questa volta saprà cavarsela, speriamo.